Nettuno Porto e Borgo

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venerdì 3 ottobre 2014

Affondiamo con parsimonia

Affondiamo con parsimonia perché non siamo in grado di essere all'altezza degli eventi.
Evidentemente!

Ed allora affondiamo con discrezione.
Senza farci notare e possibilmente senza dare fastidio.
Senza apparire od essere eccessivamente importuni nei confronti di nessuno.
Anzi, senza esserlo affatto e basta!

Per non urtare la sensibilità di chi suo malgrado si sente in diritto di sentenziare appunto contro tutto il creato. E di chi contestualmente si sente offeso semmai chiamato negativamente in causa su questioni di fondo... intempestivamente e sconvenientemente sulle stesse sollecitato.

Sarebbe certamente "bello" se ogni sentenza o affondo riuscisse a colpire senza far male ad alcuno...

Ahimé non è possibile!

Perché come ogni sentenza è frutto di un giudizio spesso intransigente o giuridicamente inappellabile, così ogni affondo è frutto di un azione spesso istintiva, istintivamente investigativa, difficilmente contrastabile... nella sua spietata incisività come nella sua imprescindibile volontà "probatoria" e "requisitoria".

Ed allora affondiamo giustamente, si fa per dire naturalmente, con parsimonia.
Perché non siamo in grado di essere all'altezza o dello spessore degli eventi.
Evidentemente!
Non siamo in grado di essere nella capacità, nella consapevolezza e nel coraggio delle proprie opinioni e presunzioni!

Presunzioni?

E' sì, perché ogni opinione è presunzione di realtà e non realtà effettiva.
Ogni opinione è ipotesi, è tesi, è antitesi è... in ultima istanza: Ipofisi!
Ossia ghiandola plenaria di numerose argomentazioni speculative e/o operative, dai sofisticatissimi intrecci umani ed ancor più esistenziali.
Sparsi o sperduti tra sindromi e complessi spesso intangibili quanto oggettivamente soffocanti.
In questioni che, inevitabilmente, coinvolgono aspetti: civili, sociali, politici, economici ed emergenziali... ossia tutte quelle inevitabili ed ulteriori realtà, identità o difficoltà in cui ci si trova spesso nella necessità (anche se non in grado o all'altezza) di assumere, desumere, interpretare o passivamente subire una palese e sostanziale iniquità rispetto a tutto ciò che intorno ad essa sia stato capace di coagularsi.

Ogni realtà, identità o difficoltà immaginabile ed inimmaginabile... puzza ineffabilmente di perversa iniquità!

E questo perché, probabilmente, il sopruso o meglio l'arroganza dello stesso è la misura delle opere buone che ogni individuo si sente in dovere di elargire, come manna o peggio ancora come grazia divina, alla connivente, colpevole e collusa, società.

Parole dure le mie.
E sì!
Perché se del senno di poi son piene le fosse (come asseriva qualcuno) del vantaggio odierno sulla connivenza delle masse ad un certo "Ce So Fa" son colmi i social network come le liste di proscrizione.

Che i debiti si paghino nell'assunzione di responsabilità!
E non nella gogna mediatica opportuna e fine a se stessa o meglio... fine al "Signorotto" di turno.

Se di affondi insistentemente vogliamo vivere... o al limite perire... che sian fatti per costruire una comunità più solida di bravi cittadini e non una solida connivenza di coesi malfattori!

Ad maiora!

Elmoamf

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