Nettuno Porto e Borgo

Nettuno Porto e Borgo

martedì 26 luglio 2016

Gli Uomini delle Ideologie

Nel regno animale si agisce sovente d'istinto.
L'istinto imprescindibile di sopravvivenza.
Si protegge il territorio.
Si protegge e si accudisce la progenie.
Talvolta o sempre si agisce in difesa del gruppo o meglio della specie.
Di fronte ad un nemico esterno, infatti, le barriere interne crollano per far posto all'istinto comune univocamente percepito a salvaguardia della propria "identità".

Nel regno umano, diversamente, si agisce per opportunità!
E' curioso notarlo ma l'istino umano si rivela ineffabilmente opportunistà.
Di quell'opportunismo mellifluo spesso del tutto artificialmente costruito.
Anche se o quando l'opportunità comporti (quasi inevitabilmente) una "sottomissione" ovvero un compromesso ai limiti stessi dell'esistenza, la soppressione della nostra stessa esistenza in qualità di genere umano.
Ecco, anche in quel caso, l'opportunità continuerà ad essere la scelta prediletta!
Una scelta folle e condizionata da forze esterne mai del tutto comprensibili o una scelta idiota effettuata consapevolmente da utili idioti?
E' una domanda alla quale è impossibile rispondere ma sono certo che alcuni di Voi sapranno argomentare nobilmente e con cognizione di causa ogni loro scelta nella vita che abbia incluso compromessi!

Intendiamoci, non si sta demonizzando il compromesso in questa sede ma semplicemente analizzando una certa tendenza del comportamento umano. Un comportamento sempre più volto all'autodistruzione programmata, consapevole o inconsapevole che sia, in cui l'opportunismo dettato dall'interesse o dal quieto vivere è riuscito a partorire ideologie o meglio uomini plasmati di ideologia di cui non comprendono o abbiano mai concretamente compreso il benché minimo principio o fondamento.

Sotto accusa infatti non sono le ideologie ma gli interpreti stessi, Uomini, che le hanno incarnate come automi inutili ossia sciocchi e stupidamente indottrinati. Condizionati e Programmati da se stessi per agire in totale spregio del proprio essere e della propria identità. Cosa o meglio comportamento che un qualunque "esponente o rappresentante" del mondo animale sarebbe mai in grado di adottare.

Abbiamo detto dell'istinto di sopravvivenza di quest'ultimo che lo spinge ad agire, in primis, in nome della specie.
Anche l'Uomo lo possiede!
L'istinto di sopravvivenza è indubbio anche nella specie umana.

E' quel tocco del male targato opportunità che ne inchioda le azioni al palo sacrificale dell'idiozia razionale.

Si disse che l'uomo dominò il mondo perché capace di elevarsi, grazie al proprio intelletto, sopra le altre specie esistenti e sottometterle alle proprie regole.

Chissà?
Chissà se quelle regole, visti i tempi che stiamo vivendo, daranno invece ragione al solo ed unico istinto animale?

Elmoamf

sabato 23 luglio 2016

La tela del Ragno

Mi rendo conto, miei esigui interlocutori, che il nostro sia uno spettro limitato.

Un Comune, una realtà micro-cittadina in un complesso di intrecci, idee ed interessi più grandi di Noi.

Ciò non toglie che dal piccolo nasce il grande, come una certa filosofia orientale astutamente, anzi genuinamente, ci insegna.

Pertanto ogni grande opera nasce da un piccolo, coraggioso, temerario, incosciente.,. passo.

Il nostro spettro oggi è limitato: la nostra misera comunità di avventori della tristemente ridente Nettuno.

Ma il nostro spettro non demorde, nonostante le difficoltà, le pressioni, le precarietà, le ipocrisie, le inettitudini di una comunità colpevolmente assente quanto criminalmente accomodante.

Il nostro spettro impunemente tenta di rimanere vigile. Vigile nei confronti di una realtà che tenta il tutto per tutto per farlo, per farci, soccombere.

Il nostro spettro non si limita, semmai si frammenta. E nella frammentazione trae verso l'inganno della confusione il proprio presunto interlocutore. Eppur palesando le proprie strategie, nel trucco occulta le proprie sinergie. Poiché è nel manifesto e nel noto che si quantificano le proprie forze e risorse che difficilmente si è in grado (nell'immanifesto e nell'ignoto) di affrontare con i propri limiti e le proprie difficoltà.

La tela del Ragno è lì pronta per accogliere l'interlocutore che della tela saprà apprezzare la fattura, gli intenti, i presupposti e gli  obiettivi.

Diversamente ascolterà gli ignavi, i collusi, gli opportunisti di mestiere, i qualunquisti o i banalisti di inutile presenza che aspirano ad esprimere solo sterili opinioni.

Il mio giudizio, lo riconosco, è Assai perentorio ma sono stufo di vivere in un mondo di approssimative cavallette come in un alter-ego di lobotomizzate formiche operaie.

Se concretamente ognuno di Noi vorrà aspirare alla libertà ed alla libera espressione di se stesso nel rispetto della propria comunità esistenziale... se concretamente ognuno Vorrà...

Allora saranno dolori e cz... amari per tutti!

Perché libertà, comunità ed esistenza non hanno mai tentato di fare rima o comunella tra loro... neanche per ironico scherzo della sorte!

Elmoamf

Consiglieri Comunali e Spirito di Servizio

Anche se incapace di comprenderlo in prima persona, immagino quanto possa essere impervio il lavoro del consigliere comunale.
Le pressioni, a torto o ragione, si fanno asfissianti da ogni dove.
Le persone comuni ritengono di ottenere canali preferenziali anche per le inezie o le facezie (che essi ritengano tragicomicamente preminenti) se riescono a mettersi in contatto col il doge di turno attraverso intermediari che presumono (spesso a torto) privilegiati.
Altri, che si ritengono di maggior peso e rango, ostentano connessioni e vantano privilegi, benefici o intercessioni che solo loro sono in grado di ottenere.
Quello che viviamo è evidentemente un mondo profondamente infido e fazioso.
Un mondo in cui si annida il male ed in cui il male si esprime in armonia con l'incapacità delle umane genti di affrontare i propri fantasmi.
E' un mondo privo di coraggio.
Il coraggio della perdita e della privazione.
Un mondo intriso di scappatoie e di vie d'uscita... edificate per chi accetta compromessi ai limiti della comprensione esistenziale.
Costruite su misura per chi è disposto ad abicare al proprio onore in nome di una sopravvivenza fine a se stessa.
Una sopravvivenza senza spessore.
Una sopravvivenza volgare, spuria, illegittima.
Una sopravvivenza al soldo dell'inquisitore cui sarà legittimata ogni nefanda azione... in nome appunto della propria sopravvivenza.
Quale significato ancestrale ha o debba avere allora (scientemente) il termine "sopravvivenza"?
Mi chiedo da profano, da profano della scienza della vita che onestamente non sento affatto appartenermi?
Quale significato... se non la eterna ed effimera comprensione della propria presenza su questo suolo?
Una presenza che non può essere casuale nella misura in cui la casualità non è figlia del caos primordiale della creazione ma, più probabilmente, legittima conseguenza di una scelta ponderata di distribuzione di specifiche opportunità: quelle opportunità dell'esistenza, della materia, della realtà!
Ognuno di noi assume una determinata "posizione" in questo tempo: il proprio tempo, il suo specifico tempo, il suo preciso, inequivocabile e circoscritto tempo di espressione della propria realtà esistenziale... in alti termini il suo tempo umano.
Sarà quindi esclusivamente nostro l'onere ed il dovere di fornire ad esso un congruo, adeguato ed idoneo significato!
Buon lavoro consiglieri comunali e che il sacro discernimento sia con Voi!

Elmoamf

Veline giornalistiche, vignette d'opinione e riflessioni estemporanee

Pulizie d'estate...

In una società votata alla perenne ricerca del colpevole. Ove il colpevole debba essere incarnato imprescindibilmente nel'espiatore di tutti i malesseri del mondo. Ove i malesseri non si sostanzino in altro che pregiudizi, invidie e gelosie. Ove i pregiudizi, le invidie e le gelosie vengano indissolubilmente erette ed elevate a valori. Ove i valori siano indiscutibilmente rappresentati dai propri singoli e personali interessi (in barba naturalmente all'interesse comune laddove questo non risulti funzionale a quello strettamente personale). Ove i singoli e personali interessi debbano avere, riscuotere, suscitare, imprimere ed imporre un modus operandi altrimenti da considerare: incapace, fazioso, fallace, pomposo, logoro e corrotto...

Giusto mi interrogo sul seguente quesito:

La città è sporca perché siamo degli emeriti zozzoni (tutti quanti nessuno escluso) o perché è colpa Loro, i fantomatici Loro sempre utili a recitare la comoda parte del capro espiatorio immolato nel prendersi il cetriolo?

E' vero non esistono più i cestini... però i gli arroganti che credono di possedere il mondo e comandare per diritto legittimo sul prossimo fregandosene del proprio comportamento arrogante e continuando a insultare il suolo "pubblico" con i loro scarti ritenendo sia dovere di qualcun altro raccoglierli e pulire... Ecco quelli sono onnipresenti!

Poi invocano giustizia perbenista e cialtrona sui network, recriminando futili questioni, diritti, principi da "banalisti" di professione.

Il male endemico della società: Il Banalismo di professione! Elmoamf

lunedì 18 luglio 2016

Reclute



Di cosa ha bisogno un Elite al Comando?
Naturalmente di un buon esercito.

Ed un buon esercito di chi si compone?
Di cosa non può assolutamente fare a meno?

Proviamo a ragionare.
Un buon esercito si compone di persone efficienti, solerti, ligie al comando e quindi ubbidienti sopra ogni cosa in caso di estrema necessità.
Un buon esercito non può assolutamente far a meno di organizzazione, programmazione e controllo.

Un buon esercito quindi ha bisogno di essere composto da due elementi tra di loro sinergicamente fondamentali:
Milizia e Burocrazia.

La Milizia garantisce il rispetto delle consegne: la corretta esecuzione degli ordini impartiti alla comunità.
La Burocrazia garantisce il flusso continuo di regole ai limiti della capacità di percezione di ogni singolo individuo: la ragnatela di ordini cui siamo costretti a sottostare sia in termini di individui che di comunità, pena l'intervento della Milizia.

Un buon esercito quindi continuerà ad esistere fintanto permarrà quel sufficiente strato di annebbiamento nelle intelligenze umane utile a continuare a convincerle che il pesce puzza dalla testa e non dalla coda!

Quella coda che, ampiamente sottovalutata, ricresce sovente ed ineffabilmente nelle specie capaci di riprodurre, imperterrite, gli stessi meccanismi di dominio sulla propria comunità.

Ora la questione preliminare da affrontare giace (indiscutibilmente a mio parere) nella capacità di generare, al contempo, una Milizia ed una Burocrazia tanto capillari nella presenza quanto pervasive nella penetrazione e condizionamento delle relazioni sociali.

Tali condizioni (capacità di penetrazione e condizionamento totale dell'ambiente penetrato) risultano effettivamente imprescindibili rispetto al necessario Humus in cui le Elite al Comando siano in grado di far prolificare i loro microrganismi patogeni.

Non ci resta, pertanto, che analizzare il tessuto sociale.
Ossia il tessuto di individui umani che compongono le varie unità sociali ed insieme danno vita alle diverse comunità locali, che a loro volta danno volto alle varie identità popolari e nazionali.

Ecco fatto!

Ora datevi uno sguardo intorno:
Allo "zozzume" delle strade.
Alla volgarità espressive.
Alla violenza, arroganza e maleducazione di ogni genere.

E datevi una risposta.

Stanno reclutando e lo stanno facendo alla luce del sole.
Se ne accorgerà un giorno qualcuno?
Magari!
Per ora mi limito a contare gli assenti.

Gli assenti per scarsa consapevolezza.
Gli assenti per collaborazionismo.
Gli assenti per opportunismo o necessita.
Gli assenti per ignoranza.
Gli assenti per demenza.
Gli assenti per sopravvivenza.


Elmoamf

Sia Ben Chiaro

Il mio tentativo di contributo positivo per la comunità di Nettuno è fuor di dubbio.
Ciò non mi esime dal non evidenziarne i suoi vizi o le sue decadenze come non mi esclude indissolubilmente dall'esaltarne (sperabilmente un giorno) le sue Virtù.

L'obiettivo di questo "Luogo" è la partecipazione!

Cosa che ovviamente pesa un po' a tutti!

In pochi partecipano ed in meno si attivano.

Sono pronto ad inclusioni, proposizioni, impegni e concrete esperienze o proponimenti di chi vorrà o riterrà opportuno... apportare il suo Onorevole e Proficuo contributo in nome della Comunità.

Intendendo per Comunità non un ricettacolo obbrobrioso di discriminante ed infamante memoria ma un circolo virtuoso di anime dedite alla ricerca libera e sensibile della propria armonia e virtù nel solco, ognuna, della propria tradizione... della propria Costituzione.

Mi Ergo a Costituzionalista Integerrimo... mio malgrado o meglio malgrado l'illiberalità del Costituzionalismo deformato ed imposto dalla moderna società dello pseudo mercato delle oligarchie multinazionali.

Chiedo venia per la retorica ma ci tengo a sottolineare che qui c'è posto per tutti!

Tutti quegli uomini liberi che nel Costituzionalismo liberale abbiano la forza di trovare e rivendicare la propria libertà ed identità!

Non siamo figli della deformazione e della coercizione Oligarchica (quella giornalmente da altrui esposta e mascherata) ma liberi pensatori ed attori protagonisti della nostra inequivocabile identità!

Elmoamf

Siamo condannati! Perché?

Perché siamo condannati?

Perché non abbiamo umiltà?
Perché non abbiamo affinità?
Perché non abbiamo competenze?

Che dire (da ignaro di una realtà che a stento tendo a fare propria): il mezzo non consolida i risultati!

Nelle mie ultime conclusioni (elaborate e riservate al precedente post) sono stato da alcuni redarguito per le incomprensibili posizioni espresse. Richiamato presumibilmente da chi ritiene eccessive o poco accessibili le tesi testé pronunciate.

Si è fatto accenno a prolusioni e propulsioni... pompose o retoriche, poco dirette, inutilmente sibilline ossia "fottutamente" poco chiare.

Ne prendo atto. E non pretendo che tutti siano o (...ancorché in grado) vogliano essere sulla mia stessa lunghezza d'onda.

Ognuno è libero di esprimere le proprie opinioni e disegnare le proprie realtà tentando di adeguare... rispetto ad essa... le proprie personali o "impersonali" soluzioni.

Ognuno deve sentirsi libero di esprimersi nella sua identità, ancorché percepita quale "unica e diversa" rispetto al "dominio" delle circostanze e rispetto  al dominio del circostanziale.

Ognuno deve e ha il diritto di rivendicare la propria identità rispetto al solco che altri vorrebbero per lui tracciare.

Non voglio uscire fuori dai cardini o dal seminato del presente intervento ma ci terrei a sottolineare la "concreta" libertà che ognuno di Noi dovrebbe saper evincere e rivendicare prima di tutto (...ossia prima di ogni altro nucleo e fondamento di ogni presunta possibile ed altrui esistenza) da se stesso!

Ciò sottolineato e riconfermato!
Perché siamo condannati?
E perché il mezzo non consolida i risultati?

Premessa:
Tale è la mia opinione personale (naturalmente)... ma, come ogni sottile opinione, andrebbe letta "attentamente" tra le righe.

Esprimo infatti una personalità assai criptica e se qualcuno dovesse cercare o volesse pretendere da me una risposta... mi aspetto inevitabilmente e perentoriamente che Essa sia adeguatamente meritata, al di là di ogni faciloneria intuitiva o tecnologica.
Quindi al di là di ogni ragionevole dubbio... come recita la norma giuridica di televisiva Pop Art!

Il percorso di crescita personale (intima ed interiore) è stato, è e sempre sarà segnato da enormi ostacoli ed innumerevoli sacrifici vissuti ed espressi totalmente in prima persona.

Chi non è disposto ai sacrifici può sempre opportunamente astenersi, salvo non recriminare nel momento in cui verrà travolto e massacrato dagli eventi.

Eventi che, beninteso, non chiedono permesso ne esprimono perdono.

Gli eventi accadono e si succedono, nonostante tutte le nostre più ammirevoli, propizie, prodigiose o eccessivamente generose previsioni.

Eventi che sconvolgono, rimescolano e poi trascinano ogni nostra azione verso qualcosa che non avevamo assolutamente: considerato, previsto o programmato.

Messa in evidenza tale  debita premessa.

Perché siamo condannati?
E perché il mezzo non consolida i risultati?

Forse perché difettiamo in umiltà?
Non dimostriamo affinità?
Non esprimiamo sufficienti competenze?

Forse?
O Forse No?
O Forse Chissà?

Il problema o meglio la questione non è nella risposta ma nella stessa ossessiva domanda:

Forse?

Perché Forse?
Cosa Esprime un Forse?
Il Forse è un bene o un male?
E' figlio di un complotto legittimo o di un legittimo titubare?
E' frutto di un interrogativo sano o di un  convulso "loop" paranoico?

Forse!?

Chi è in grado di dare una sostanza, una concretezza, un fottuto spessore a questo Forse?

Sarei lieto di offrire un rinfrescane ghiacciolo al limone al Primo che fosse in grado di dare una sana risposta a tale ancestrale Enigma ma al momento presente, più realisticamente, mi limito a constatare e circoscrivere gli eventi nelle loro immediate e più ovvie disamine.

Abbiamo un Nuovo Governo "comunale", costretto come ogni altro in passato in dinamiche estremamente convulsive, che tenta suo malgrado di sopravvivere e prosperare.

Lo Farà in nome del Popolo?
Lo farà in nome della Patria?
Lo farà un nome della Costituzione?
Lo farà in nome dell'onore, dell'onere o dell'onestà?

Qualsiasi sia il suo intento... anche il più sporco... chi dovrà Vigilare su tale operato per il bene di tutti?

Pertanto, a tal proposito, si rende necessario un metro di valutazione, uno spartiacque, tra ciò che era (che fù e che ancora tenta imperturbabilmente di essere) e ciò che sarà. Ciò che inevitabilmente sarà!

Gli esseri umani inutilmente discutono sulle loro vicissitudini non accorgendosi che il tempo scorre e li rende più vecchi e spesso inutili ma se alcuno ogni tanto si accorgesse della propria peculiarità, necessarietà, presenza, determinazione e importanza...

Forse o meglio quel "Forse" non sarebbe più così ondivago, sfuggente e nebuloso.
Diversamente sarebbe intriso del succo del mondo, della sua realtà e della sua estrema identità.

Non siamo anime perse... è solo che ci perdiamo con poco! Perché convinte dal manigoldo di turno di essere inevitabilmente e disperatamente tali!

E' ciò che vogliamo Essere?

Buongiorno Nettuno...
Paese di Morti Viventi!

Elmoamf



mercoledì 13 luglio 2016

Un futuro sottovalutato in un presente costretto - Sommerso da ignavi danteschi

E' tempo d'estate.
E' vero.
E la gente si "chiedono":
"Come si possono risollevare le sorti di un paese atterrito dalle ingannevoli sirene del mare?"

Spietatamente rispondo:
"Non si può!"

Almeno sino a quando l'inettitudine regnerà sovrana, paralizzando ogni azione, iniziativa, idea, voglia e coraggio di realizzarla.

Almeno sino a quando l'inettitudine regnerà sovrana, ostacolando sino ad inaridirla ogni volontà genuina di rischio e riscatto.

Almeno sino a quando l'inettitudine... l'insolenza, l'arroganza, la maleducazione, l'ignoranza, l'idiozia e la deprimente superbia degli ignavi la faranno da padrone.

E' tempo d'estate e la gente si "aspettano" proposte all'altezza.
E allora direi sia una questione perfettamente naturale se tali proposte si scoprono imperturbabilmente all'altezza della gente che le pretende... ossia mediocri. Visto che tali "Gentes" sono del tutti incapaci di apprezzare alcunché!

O diversamente, le proposte potrebbero essere magari all'altezza di quei pochi che abbiano la forza e la volontà di reagire ma ciò dovrebbe supporre inevitabilmente un tessuto umano che al momento non mi sentirei affatto di dire o affermare sia sufficientemente presente.

Intendiamoci! Non perché questo tessuto umano non esista.
Semplicemente perché non è dato sapere se alcuno sia stato in grado di intercettarlo e valorizzarlo e soprattutto farlo in territorio neutrale nonché adeguatamente fertile, per non rischiare che appassisca anch'esso prematuramente come è marcito tutti il resto.

Vi sembreranno termini eccessivi, quelli fin qui utilizzati, per descrivere una comunità ed una civitas che potrebbe e dovrebbe meritare ben altri appellativi assai più nobili... ma basterebbe interrogarsi sul significato etimologico di "Civitas" per capire anzi brillantemente comprendere che non sono stato affatto duro, anzi... sono stato sin troppo buono nel soppesare in tutto il suo livore e disvalore la nostra presente, invadente, permeante ed onnipresente pochezza di individui comuni. Una pochezza capace di esprimersi in iperboli sia dal punto di vista intellettuale, sia dal lato tecnico o più istintivamente sociale.

E' tempo d'estate.
E alcuni si muovono a passi felpati e silenziosi per costruire un futuro, per loro e per tutti quanti, in spirito di spregiudicata, folle ed utopistica solidarietà.
Ancorché incompresi, derisi, sottovalutati, sbeffeggiati, insultati e scherniti dai presunti avversari "politici", preoccupatissimi per i loro eventuali successi.
Ancorché scoraggiati dal resto del volgo perennemente affannato e occupato nel sostegno o dileggio del "nulla".
Ancorché consapevoli di prodigarsi infaticabilmente per una mandria ormai informe di esseri viventi spesso inutili o controproducenti nel loro agire e che in realtà meriterebbero più onestamente l'oblio dei sensi piuttosto che l'eternità del dolore...
Ancorché scoraggiati dalla demenza senile di una collettività di fatto inesistente.
Ancorché tutto ciò... hanno ancora il coraggio di pianificare e pontificare di un futuro migliore.

E allora quale risposta vogliamo riservare a tali silenziosi ed invisibili individui?

Quella solita ed ignobile della "gente che pretendono": pretendono solo, pretendono adesso, pretendono e basta... senza nulla proporre, aggiungere, partecipare o rischiare?

O quella più insolita, rara ed unica delle persone disposte ad interrogarsi sul loro operato prima di giudicare quello altrui e disposte altresì ad apportare la loro esperienza in favore di tutti affinché da ciò ne scaturisca qualcosa di buono non solo per loro ma prima ancora per l'intera comunità?

Quale risposta vogliamo riservagli...?
Tenendo presente un fatto ineludibile!
Quegli individui di cui vaneggiavo siamo null'altro che noi stessi.
Nel silenzio delle nostre alcove.
Nell'assordante silenzio delle nostre speranze.
Nel tremendo silenzio delle nostre aspettative mancate che pretendiamo siano altri a dover risolvere, giustiziare, redimere o vendicare.

Chi lavora propone, magari critica o accetta critiche ma sempre nel merito e nella concretezza della prospettiva come della proposizione. Chi lavora si pone obiettivi con cognizione di causa nel solco di un percorso determinato che si propone infaticabilmente di portare a termine... nel migliore dei modi possibili.

Chi lavora non "ciancia" se non il tempo necessario per riposare o riflettere.

Chi lavora seriamente lo fa in silenzio e non rivendica mai i risultati raggiunti, utili per tutti, dando per scontato che il raggiungimento di quei risultati fosse per tutti un mero dovere ed uno scopo essenziale oltre che un sacrificio ben accetto e comunque intriso di soddisfazioni per chi abbia avuto il coraggio di intraprendere un tale cammino.

Chi lavora non pretende con arroganza ma rivendica solo il giusto rifuggendo ogni astio, acredine o superbia!

Ci sarebbe da chiedersi allora:
Ma chi è in realtà che sta concretamente lavorando in tal modo?

Ecco, a questo punto, fatevi una domanda e poi datevi una risposta (come piaceva sollecitare i suoi ospiti l'innocuo Marzullo...)

'O la strana sensazione che qui stiano tutti al mare a prendere il sole!

Elmoamf

domenica 10 luglio 2016

Numeri, proposizioni, preposizioni, presenze o silenziose sostanze?

Siamo un paese devastato.
E sì, lo siamo!
Siamo un paese devastato dalla Sindrome di Stoccolma.
Adoriamo i nostri aggressori sino a considerarle icone della nostra agognata libertà.
E viviamo di sprazzi, di illusioni, di pochi e fiochi minuti di enfasi e successo.
Viviamo di spettacolo: immediato, artigianale, da consumare subito, voyeuristico ma soprattutto "social".
Viviamo, in poche parole, di fantasmi!
Fantasmi della nostra coscienza incapace di prendere posizione o assumere responsabilità.
Fantasmi della nostra incoscienza capaci di prendere il sopravvento e assumere un'inappropriata predominanza sul nostro incerto incedere.
Fantasmi. Di giorno e di notte.
Fantasmi senza soste.
Iperboli di un'ipocrisia ed un'incoerenza che non siamo più in grado, assolutamente, di riconoscere.
Rispetto al nostro egoismo, alla nostra ingordigia, alla nostra avidità, al nostro lassismo.
Rispetto alla civiltà moderna che ci costringiamo a vivere come unica, irrimediabile, intoccabile, perfetta... nelle sue innumerevoli smagliature, volgarità, semplici ed inequivocabili "brutture".

Siamo un paese devastato.
E sì, lo siamo!

E allora basta un trafiletto di giornale per farci immaginare un futuro migliore... ma dentro si dovrebbe essere abbastanza consci che una rondine non fa primavera.
E la sostanza delle azioni giace più spesso nel silenzio e nelle denigrazioni che nel successo di effimeri scatti pubblicitari.

Della sostanza mai si parla e altrettanto si osserva... si vive passivamente senza rendersene il più delle volte conto.

Buon lavoro Nettuno, Italia, Europa...

Che la sostanza ed il silenzio siano con Voi!

Elmoamf

sabato 2 luglio 2016

L'inutile estremismo della Vittoria

Piangiamo la ns nazionale eliminata dalle semifinali del calcio europeo.
Ma non ci accorgiamo della mattanza dei ns vivai fagocitati da un estremismo della vittoria che spinge al paradosso la costruzione di una squadra.
Già la squadra di calcio come una metafora della stessa vita!
Si costruisce con pezzi altrui e poi si pretende che sia la propria.
Si annichiliscono le proprie virtù in nome di altre osannate perché "esteticamente" migliori e poi si piange sui propri fallimenti figli inevitabili di asservimenti al potere.
Che il potere giace nell'effimero e l'effimero si nutre di giocondi.
Giocondi che nel letto del fiume si specchiano puri ma sentendosi impuri non si piacciono.
E allora, nello sterco degli imbellettamenti cosmetici, cercano rifugio e adornandosene se ne compiacciono!
Che nella vita la sostanza è ormai in disuso o una mera presenza mentre l'apparenza un Assoluto... Unico motivo di urgente Esistenza!

Elmoamf

Teoremi intimidatori

E' di questi giorni la "notiziona" della manifestazione no-biogas "presenziata" dal neo sindaco di Nettuno.
E' di questi giorni come fresca anticipazione di aperta e/o in/condizionata partecipazione la presenza o la netta presa di posizione di un Istituzione rispetto ad altre più sibilline, riguardo tematiche controverse e di complessa valutazione (rispetto agli eventuali, presunti o inevitabili costi/benefici a causa di questa ricadenti) non solo per la irrequieta comunità locale ma per la indefinita, sfuggente e sprovveduta collettività in generale.
E' di questi giorni... e ne andrebbe dato merito a chi la evidenzia come a chi ne volesse o ritenesse doveroso (in qualsivoglia salsa) rimarcarne l'inopportunità... la notizia che il neo eletto Sindaco della Cittadina del Tridente sarà alla Testa di un corteo di contestazione... di quel corteo, anti centrali biogas da edificare sul suolo locale, che si contrappone antiteticamente in termini di salute e gestione del territorio (o quantomeno così appare e si propone), ai principi di una certa società che sostiene (legittimamente per carità!) di agire in nome di una altrettanto presunta libera iniziativa capace di generare a cascata benefici per la collettività nel rispetto inclusivo (o esclusivo?) dell'interesse personale.
La Notiziona non può essere derubricata (a mio modesto avviso) a "contorno" esiziale di poco conto!
Perché sottolinea una presenza ingombrante:
Quella di un'Istituzione!
Istantanea di un principio inderogabile in tempi di delegittimazione del potere precostituito, di narcisismo intellettuale inutile e deleterio, di arida assenza (non giustificata da giusta causa) dei poteri legittimati a governare...
Una presenza, quindi, non affatto da sottovalutare!

Eppure, non è di questo che ci dovremmo occupare o preoccupare.

Perché la stampa locale è abile sia nel mettere il sonnifero all'opinione comune, con veline edulcorate al balsamico cloroformio, che nel creare teoremi intimidatori con un cronismo d'inchiesta che sembra spesso costruito ad arte nei sotterranei di miseri conclavi da sottobosco.

Entrambi sterili strumenti di potentato ad uso e consumo di chi si sente infastidito o diversamente favorito da una certa classe dirigente dalla quale ci si aspetta, a prescindere, un predestinato comportamento.

Andrebbe quindi dichiarato con franchezza: il giornalismo d'informazione critica e responsabile o la critica giornalistica di approfondimento intellettuale... sono ormai defunte da tempo!
O chissà mai se in questo paese o angolo di mondo siano mai in verità esistite.

E' vero, personalmente pago dazio per non essere del luogo.

Come dicono in molti, sono un trapiantato ossia uno di coloro che si sono trasferiti, da altra residenza o domicilio provenienti. Approdati in loco nell'arco degli ultimi vent'anni. E del loco hanno vissuto o assistito solo alle "parentesi" (si fa per dire) susseguitesi loro malgrado dallo scioglimento del mandato Marzoli, quello delle infiltrazioni delle 'ndrine, che oggi fanno tanto folklore ma sembra non facciano più alcun timore.

Cosa ne posso sapere Io, povero ignorante forestiero, della storia di questo paese e delle sue faide cittadine?
Famiglie che tengono in pugno o in ostaggio un territorio di circa cinquantamila anime.
Clan che nel breve intermezzo di neanche un secolo son stati capaci di "edificare" fortezze d'intrecci ed interessi da ius sanguinis e ius primae noctis.

Cosa posso saperne Io giustamente?
Niente!
Perché così è in effetti.
Io, concretamente, non ne ho la più pallida idea!

Parenti di Amici di Dirigenti di Assessori di Ex Sindaci e/o Trombati, della politica locale che si fa nazionale e che da Anzio parte per Nettuno o Viceversa, per poi tornare indietro e fare il balzo in avanti perché si prospetta lo scranno parlamentare... mentre la famiglia sul territorio prospera di attività gentilizia che ramifica i propri tentacoli su castelli che nel tempo si son fatti di sabbia ma si crede ancora follemente quanto genuinamente che siano granitici.

Certo solo gli stolti o i folli possono credere che una goccia perpetua non potrà mai erodere un patrimonio e un dominio cesellato nel proprio vigore. E visto che ogni leader di siffatta caratura trae la propria forza dalla stucchevole e immancabile arroganza, il delirio d'onnipotenza è per ciò stesso tutelato e legittimato nel produrre aborti d'informazione capaci di esaltare o annichilire questo o quel leggiadro cavaliere che si esponga: come Alfiere o come Ronzino di un Bene o di un Torto,,, Inoppugnabile.

E' certo il fatto che siano stati scomodati i più santi quanto stantii proverbi per giustificare assunti, prese di posizione, conformismi o anticonformismi ideologici e/o propagandistici.
C'è chi aspetta infatti come il Cinese sul guado del fiume. C'è chi è pronto da un'eternità al "te lo avevo detto". C'è chi invoca il peccato ma non il peccatore e chi sostiene che a pensar male si fa peccato ma spesso c'è la zecca.

Sarà che sono stufo di questi stracci di quartiere e più che mai deluso da chi ritenevo altresì un onesto e schietto menestrello.

Non che non ne avessi fatto conto... di tal delusione.
Tutti su questa terra siamo costretti a sopravvivere.

Pochi hanno o hanno avuto il coraggio di morire per le loro opinioni ed in pochi sono morti da onesti, silenziosi, timidi e solitari servitori dello Stato o della Società od ancor più dell'Umanità come da essi stessi esposta e in spirito salvaguardata attraverso l'estremo sacrificio.

Io per primo non mi ritengo tra questi, all'altezza di questi, alla stregua di questi o dei loro successori, emulatori, imitatori, rivali, mistificatori ed impostori.

Ecco perché non mi vanto di giornalismo d'inchiesta.
Ecco perché non mi esalto in virtù divinatorie.
Ecco perché il dubbio è la mia unica certezza nella misura in cui il dubbio mi spinga ad un netto esame di coscienza che mi costringa ad una retta, decisa e distaccata considerazione della realtà.

Ecco perché il giornalismo è morto...

Perché nel mondo social interamente costruito sull'interattività delle maschere, quelle maschere tanto invise a Pirandello, non c'è posto né per la razionalità della commedia goldoniana né per il teatro di rivista d'italiana memoria... quella del tentativo di riscatto contro una demenza cronica nostrana... per intenderci.

E' evidente che Noi del Paese non abbiamo nulla da reclamare o dover o voler riscattare.

Neanche la dignità!

Perché (in ossequio al nostro legittimo padrone: "Mammona") abbiamo lasciato il "tutto" abbondantemente sotto i nostri calzari.

Calzari perennemente unti di sudore, di sangue ma ancor più tristemente di sterco... oltretutto elemosinato per poter campare...
Aho ma c'è Mammona!
Che fai ti ribelli?
Mammona s'arrabbia e poi so cz.....

Mammona! E sai cosa Leggi!

Elmoamf