Nettuno Porto e Borgo

Nettuno Porto e Borgo

sabato 30 agosto 2014

I progetti impossibili - Sogni di Bandi Europei per il Turismo

Un lampo improvviso, come dei fari spenti ad un incrocio, inopportunamente lasciati da chi (splendido genio) ritiene illuminante rimanere al buio attraversando un pericolo, perché solo l'emergere appunto improvviso della luce può avvisarlo del rischio e della minaccia di soccombere.

Ecco... così mi è apparso questo Bando Europeo sul Turismo sostenibile.

Chiariamoci subito!
Molti di quelli che mi conoscono, sanno perfettamente come la pensi in materia di UE (UEM e Trattati Europei e che dir si voglia).
Ma qui non si tratta di disquisire sul quello che personalmente ritengo: il fallimento del progetto europeo della moneta unica e dei suoi corollari politico-sociologico-economici.

Qui si tratta di ragionare e trarre quella positiva costruttività da ogni elemento che ci possa venir messo a disposizione.

Sarà forse per questo, che ragionando sulla realtà delle cose (quella realtà in cui versa la nostra apparentemente reietta cittadina) avrò titolato il "Sogno" o meglio i "Progetti Impossibili".

Ciò nonostante ritengo utile per la divulgazione e lo stimolo... i contenuti di tale opportunità.

Non sia mai che il caso, la fortuna o il buon Dio voglia o vogliano tutti insieme illuminare, a fari spenti nella notte, le migliori menti del nostro ridente territorio!

Elmoamf

"Bando COSME: fondi europei per le PMI del turismo"

"Fino al 7 ottobre si possono presentare progetti per lo sviluppo di mete turistiche improntate alla sostenibilità e alla valorizzazione delle attività sportive e del wellness.

Nella sua più recente comunicazione sul turismo la Commissione UE ha concentrato la propria attenzione su due concetti chiave che si influenzano l’un l’altro: l’esigenza di un approccio sostenibile al turismo e la necessità di sviluppare la competitività nel mercato del turismo europeo.
Infatti, la capacità competitiva dell’industria turistica è strettamente collegata alla sua sostenibilità, considerato che la qualità delle mete turistiche dipende fortemente dal loro contesto naturale e culturale, insieme al loro grado di integrazione nella comunità locale..."

P.S.

Non posso andar oltre nella riproduzione del testo per ovvie ragioni di tutela dei diritti in materia di CR ma il link all'articolo originale è presto raggiungibile come potrete notare facilmente.

Non mi resta che augurare un grosso in bocca al lupo a tutti coloro che avranno l'ardire almeno di leggere!

‪#‎damorenonsimuore‬ - Fashion Marathon 2014 Torino 20 settembre

Raccolgo l'appello di una concittadina apparso sul gruppo #OpenNettuno che esorta ad una breve quanto profonda riflessione sulla violenza. Il concetto di violenza che in tal caso coinvolge le Donne ed il loro subire che si presume passivo di fronte ad una forza fisica che a volte sembra predominare e totalmente soverchiare.
Ma il concetto di violenza si espande oltre la mera lesione fisica, abbracciando ambiti reconditi, psicologici, che si annidano nelle alcove della memoria, menomando gli arti non solo corporei, le estremità fragili, materialmente tangibili...
Più subdolamente permea le emozioni e le azioni e reazioni emotive, le sensibilità intime della persona, che rischia a tal punto l'annichilimento, l'annullamento, da giungere a non aver più la forza per reagire.
Questo concetto di violenza ci coinvolge tutti in prima persona.
E' un concetto che fa leva appunto sulla predominanza della forza, dell'arroganza della forza che si fa padrona.
Una forza che si abbatte sovente e preminentemente su ciò che ritiene indifeso, inerme, non reattivo.
Perché è su tale aspetto che la forza bruta trae il suo vantaggio e la sua maggior potenza.
Si ciba non tanto della paura del prossimo ma del suo terrore ad affrontarlo.
Ebbene, quando al terrore paralizzante fa seguito il sacrosanto diritto di vivere ed affermare la propria volontà e dignità d'esistenza... ecco che appare il coraggio della paura.
Un coraggio che è appunto reazione, affermazione, grido di presenza e vita.
Un coraggio che va oltre la violenza, la sofferenza e la morte.
Un coraggio d'amore... in primis per se stessi!
Perché solo così si è in grado di poter dare poi coraggio ed amore agli altri.
Andando oltre la violenza e la forza bruta.
Andando oltre il coraggio stesso in nome di un valore più alto ed immenso... quel valore che è la dignità della vità...
Che è vita!

L'essenza che è in ognuno di noi e che nessuno potrà mai cancellare.

Qui l'appello:


Posso chiedere a tutti i miei concittadini un favore fuori tema? Un po per caso mi sono ritrovata nello staff organizzativo del "Fashion Marathon Torino - corri contro la violenza sulle donne!" che si svolgerà il 20 settembre prossimo appunto a Torino. Ora pensate, "e che c'entra con noi?" C'entra perché è una tematica più che mai attuale purtroppo e che più che mai ha bisogno di visibilità e sostegno! Non vi chiedo di buttarvi secchi di acqua gelata addosso e di donare soldi. L'unica cosa che vorrei chiedervi è di parlarne con i vostri figli, maschi o femmine che siano, perché dobbiamo partire proprio da loro! E poi, se ne avete voglia, per aiutarmi a dare a questa causa maggiore visibilità, fatevi una foto con il hashtag‪#‎dAmoreNONsiMuore‬ ed inviatemelo o via fb oppure all'indirizzo info@officently.com . Andate sulla pagina fb del Fashion Marathon e lasciatevi inspirare (ci sono anch'io con il mio hashtag ) Sarebbe fantastico se potessi portare a Torino il sostegno della mia città! Grazie !

venerdì 29 agosto 2014

Il Bilancio di Previsione - Slide esplicative

Attingo a piene mani da un lavoro "divulgativo" della docente Paola Contestabile, attuale dirigente amministrativo presso la provincia di L'Aquila, per illustrare la genesi e le motivazioni di fondo che devono animare un Bilancio di Previsione di un qualsiasi ente pubblico locale.
Le correlazioni tra entrate ed uscite.
I parametri giuridico-amministrativi e contabili che necessariamente devono essere rispettati.
La filosofia di fondo che da esso deve permeare.

Un bilancio di previsione è l'atto giuridico fondamentale per un comune perché è attraverso di esso che s'imposta la politica d'intervento non solo della giunta ma di tutto il consiglio rispetto alle aspirazioni che la comunità intende, attraverso i propri rappresentanti, perseguire, per migliorare la qualità della vita della comunità stessa in termini di servizi, opportunità, condivisione e crescita civica, sociale ed esistenziale.

Nelle slide (che verranno poi allegate al termine di questo breve scritto - tramite apposito link) viene messo in evidenza innanzi tutto lo scopo cui esso deve mirare e la cui motivazione ne diviene il nocciolo strategico d'applicazione.
Uno scopo che può sembrare asettico, quanto utilitaristico e meramente formale ma che in realtà è il perno di una corretto governo delle risorse al fine ultimo di poter centrare attraverso di esse gli auspicati obiettivi pianificati.
Tale scopo è senz'altro quello dell'attivazione di un efficiente ed efficace controllo di gestione.

Ma per ottenere questo è prima di tutto essenziale individuare dei principi guida ai quali il bilancio stesso non possa derogare.
Tali principi (secondo l'ordinamento contabile - art.162 T.U.E.L.) sono:
- Unità
- Annualità
- Universalità
- Integrità
- Veridicità e Attendibilità
- Pareggio Finanziario
- Pubblicità

Al di là della condivisione o meno del penultimo elemento (che per le visioni economiche attualmente dominanti risulta essere fonte di virtù diversamente da altre che lo ritengono all'opposto un pericoloso limite d'azione in grado di strozzare l'attività o le possibili attività ed interventi dell'ente) si conviene, in generale, sull'essenzialità di tali principi quali garanzia di un sano, partecipato e responsabile atteggiamento nell'amministrazione della "Res Publica".

Fatta questa doverosa premessa mi restano alcune riflessioni di carattere speculativo, su tale materia, che reputo non tanto determinanti sotto il profilo operativo, suscettibile d'imprevisti naturali e fisiologici, quanto dal lato dell'approccio emotivo (se così possiamo definirlo) degli amministratori locali e dei cittadini nella fase di realizzazione e presentazione di detto documento.

Quello che dovrebbe rappresentare l'atto politico per eccellenza, poiché capace di racchiudere in se l'essere strumento propositivo e pertanto mezzo realizzativo (ossia mezzo attraverso il quale lo scopo assume le sue forme intermedie di realizzazione e di processo, nell'analisi degli interventi, dei costi e dei ricavi riferibili sia al contesto sociale di sviluppo che all'impatto meramente e materialmente economico-finanziario) con il divenire obiettivo programmatico e di conseguenza intendimento e proponimento ancora non pienamente definito e realizzato, finisce per essere un arido e vuoto documento contabile svuotato in se di tutte quelle essenzialità che lo dovrebbero animare e costituire.

Affermo tutto ciò alla luce dei recenti avvenimenti (locali, nazionali, continentali ed internazionali) ove il labile confine tra costi e ricavi contabili è il confine stesso tra l'essere e il non essere, il dare o l'avere o meglio ancora tra il potere ed il non potere fare qualcosa che sia a favore della comunità tutta e non a danno ed a discapito di una parte contro un'altra.

Non può o meglio non dovrebbe giocarsi l'equilibrio sociale solo ed esclusivamente su di un equilibrio spesso fittiziamente economico-finanziario ma, pur essendo questo un elemento idoneo e determinante attraverso il quale analizzare una criticità o possibile tale, è altrettanto imprescindibile (a mio modesto avviso) che l'equilibrio poggi sulle azioni ed intenzioni dei soggetti chiamati a deliberare per conto della comunità che rappresentano.
In altri termini, il bilancio di previsione deve essere uno strumento che nella sua articolazione sia capace di dar vita ad un progetto ed al contempo indichi ed individui le risorse, le forze e le modalità con cui metterlo in atto per portarlo al termine.

Limitarsi o cercare di arrabattarsi con spese ed entrate, per far pareggiare i conti, adducendo scuse e lambiccandosi il cervello per individuare colpe o responsabilità altrui per la propria "inazione" od impossibilità d'incisione, non arricchisce effettivamente nessuno ne in termini di civiltà sostanziale ne in termini di più "triviale" (se mi è concessa qui la poetica accezione) materialità.

I programmi dovrebbero essere sviluppati per crescere e migliorare non esclusivamente per sopravvivere!

Il Bilancio di Previsione: Cos'è e a cosa serve
Docente: Dott.ssa Paola Contestabile
Scarica il file direttamente dal Gruppo #OpenNettuno

martedì 26 agosto 2014

Nettuno e le cicche sulla sabbia...

Sembra di intonare un vecchio ritornello degli anni sessanta.
Eppure non è un sogno melodico del distratto romantico di turno che sul quel litorale, ramingo, festeggiò la sua prima conquista, a suon di tabacco smozzicato, infantilmente fumato.
Quelle cicche son lì a ricordarci la nostra presenza o assenza, se per altri versi considerate.
Presenza di inciviltà quanto menefreghismo conclamato, assenza di virtù o irresponsabilità sul proprio operato.
Si parla anzi si ciancia tanto... contro questo e contro quello... menando la colpa prima contro le istituzioni poi contro le persone...
Additando i colpevoli del proprio malessere come se fossero pedine di un misero o miserabondo scacchiere.
Poi si getta la cicca... sul litorale... e neanche la si spegne... ci penserà infatti il vento, silenzioso ed ubbidiente.
Perché il vento soffia e soffia sempre dalla parte del più forte o del più forte ed arrogante o meglio ancora... del più forte, del più arrogante e del più minacciosamente prevaricante!
Godetevi allora le cicche sul litorale signori... che io mi godo gli inutili impropreri contro le istituzioni che (per tutti dire) sono assenti.
Ed a Noi? A quando la nostra presenza di utili ed efficaci attori in questo degrado?
Il più pulito pare abbia la rogna e di conseguenza non gli è permesso di parlare.
Allora meglio che taccia e che punti il dito contro un altro bersaglio da sacrificare.
La lapidazione di piazza è ormai un mestiere esercitato con dovizia d'interlocutori che improvvisamente si fan... non tanto savi... quanto imbonitori!
Imbonitori di giustizia a buon mercato e trafficanti di valori.
Ma i valori prima o poi tornano a galla ed allora......
Salutatemi le cicche nella speranza che il prossimo anno siano state belle che seppellite o diversamente che il tempo le abbia saggiamente fatte sparire!

...Anche se in controluce le macchie sull'anima rimangono sempre ben visibili!!!

Allora tutti attenti ad eventuali radiografie!?!

Elmoamf

Anche a Nettuno si sono tenute le giornate di “Ma il mare non vale una cicca?”, una campagna nazionale di sensibilizzazione contro l’abbandono dei mozziconi di sigarette in spiaggia: allo stabilimento Salus i volontari dell’iniziativa hanno distribuito gratuitamente portacenere tascabili e lavabili, quindi riutilizzabili, invitando i fumatori ad utilizzare il portacenere anziché abbandonare la cicca in spiaggia. La campagna è promossa dall’associazione Marevivo in collaborazione con JTI, Japan Tobacco International, con il supporto del Sindacato Italiano Balneari, il patrocinio del Ministero dell’Ambiente e il sostegno del Corpo delle Capitanerie di Porto. “Anche il mozzicone di sigaretta è un rifiuto e come tale va correttamente smaltito – spiega l’Assessore all’Ambiente Giuseppe Combi – la campagna nazionale di ‘Ma il mare non vale una cicca?’ eviterà che venga abbandonato in spiaggia un numero tale di sigarette che, se messe in fila, andrebbero a formare un ponte di 500 chilometri, lungo da Roma a Cagliari. Più volte ho ripetuto che per mantenere un ambiente pulito è necessaria la collaborazione di tutti: questo vale anche in spiaggia, dove vanno comunque adottate le normali regole della convivenza civile. Crediamo fortemente in iniziative di sensibilizzazione che coinvolgano cittadini e turisti: per questo motivo il Comune di Nettuno ha già dato la propria adesione per la campagna che si terrà nel 2015”.

sabato 23 agosto 2014

In punta di diritto

Disse il tale...:
Ne uccide più la lingua che la spada!
O almeno qualcuno forse ebbe il "credo" che fosse quella l'esatta esternazione.

Orbene probabilmente nessuno auspica tanto.
Semmai si auspica solo ciò che il destino (od il buon Dio) vorrà insolitamente ed inavvertitamente riservarci.

Per tal motivo forse la scelta è ricaduta sulla "punta"...
La punta di freccia (per alcuni possibilmente avvelenata) quale sport estivo da esercitare contro il nemico politico di turno.

E non perché codesto abbia commesso inequivocabilmente crimini contro la comunità e l'umanità di cui colpevolmente si sia indelebilmente macchiato... comunità ed umanità cui la vittima senta intimamente ed indissolubilmente di appartenere.
No! Assolutamente!
---
Semplicemente perché ha inavvertitamente calpestato un suo (mio?!) privato interesse, diretto o indiretto che fosse!

Ora... e diciamolo per bene...
Ora!
In questo mondo di ladri (come cantava il Venditti) il più pulito ha la rogna ed il più sano ha la scabbia.

Pertanto non è lecito dichiararsi innocenti ed immacolati, soprattutto quando la macchia... del passato... è ancora gravida di sangue, sudore e sacrificio altrui, assai fresco e motivato di rancore e ragion d'esser tale per tormento, patimento e pena provato sulla propria pelle.

Di paladini in calzamaglia Hollywood ne ha sfornati a iosa, in questi ultimi e più gloriosi sessantanni...
Ma noi cittadini?
Sarà tristemente, folkloristicamente, beffardamente vero che Noi cittadini ci si ostina a vestirne, improvvidi, tant'altri che in calzamaglia oltretutto stonano, foss'anche il mantello che abbiam scelto per loro di lavare delle più livide menzogne e trascorsi passati alquanto opachi!
In sostituzione di un mero cammello con megafono che s'alterna in varianti d'improperi contro questo e contro quello che ora han deciso di remargli contro?

Questa è la triste storia di una comunità che si aggrega e si rassegna attorno al più forte, per far sentir la propria voce ormai raminga per colpevole ignoranza. E per ciò stesso tralasciando ogni diritto. Quel diritto sacrosanto di farsi dovere e pertanto riuscire ad esser effettivamente all'altezza di se stesso, nell'annesso suo contesto di esser appunto prima dovere che diritto.

Per tal motivo ognun va calpestando "menestrando" ogni valore... poiché ingenuamente assume e presume l'altrui presunto arbitrio come lesione della propria quanto appunto labile e probatoria libertà e volontà.

E forse perché libertà e volontà sono espressioni troppo spesso confuse con arroganza e sopraffazione.
Come il diritto troppo spesso vien confuso con la mera affermazione di un proprio e privato interesse.

Come se un singolo e "fottuto" interesse personale dovesse inevitabilmente coincidere con l'emancipazione sociale.

Chi si batte per un diritto non lo fa mai per se stesso ma per lo spirito di condivisione di un valore che spera potersi rivelare universale, financo a rendersi martire per affermarlo.

O per lo meno così ognuno dovrebbe sperare che sia!

Per affermare un diritto che non sia un beneplacito di un potentato altrui o tanto meno un lascito di un potere consolidato, ereditato, estorto od impunemente esercitato...
E' necessario far leva sul disinteressato interesse collettivo che altri non è che l'affermazione del diritto del singolo ed al tempo stesso comunitario da tutti riconosciuto, salvaguardato e rispettato.

Riesumare o far risorgere un diritto in cui ogni singolo possa riconoscersi in quanto tale ed in quanto tale riconoscere la propria ed altrui realtà ed entità... la propria ed altrui: libertà, comunità, sostanzialità, essenza!

In punta di diritto non si sentenzia la colpevolezza del prossimo.
Si cerca semmai di assolvere l'ingenuità del disperso, di redimere l'ammissione del colpevole, di salvaguardare la purezza dell'onesto in un mondo che oggi sa riservare al prossimo solo cieca e bieca crudeltà!

Di Crudeltà ed Arroganza ed asfittica Superbia... e Vuoto Potere Temporale, fine a se stesso, si spera vivamente che non se ne abbia più un "realpolitick" bisogno!

Con spirito costruttivo,
Elmoamf

sabato 9 agosto 2014

Sacchetti Volanti

Sembra il titolo di un gioco da spiaggia, tant'è divertente il richiamo ludico all'intima passione infantile di lanciarsi contro, verso, imprevisto, sorprendente, accidentale, un oggetto... che sia a forma sferica, ovoidale, squadrata e poi leggera o pesante o molle o fluida od elastica.
Insomma un gioco di rincorsa, di lancio, di equilibrio e di sorpresa!

Ecco allora che la sorpresa non si mostra all'altezza delle aspettative. Così come il sacchetto non si evince come tessuto, contenuto ed espressione di ebbrezza ludica. Piuttosto come ingombrante, maleodorante, a volte o spesso putrescente, elemento di scarto della normale attività sociale quotidiana.

Siamo infatti divenuti, in questa ridente Nettuno d'outre-mer, una cittadina di sacchetti ambulanti.
Sacchetti che cercano il loro destino ma non sono in grado di trovarlo!

Per mancanza, per assenza, per assoluto annullamento dell'entusiasmo di chi con vigore dovrebbe pronunciarsi, ricercare, proporre e realizzare virtuose, efficienti, simpatiche ed economicamente, ecologicamente compatibili ed abbordabili soluzioni.

Forse è proprio l'entusiasmo che manca!
Che ci manca!
Il sentirsi partecipi di una costruzione comune!

La volontà d'incidere positivamente o meglio costruttivamente al benessere della propria comunità.
Senza calcoli pregiudiziali.
Senza scopi reconditi e cinicamente pubblicitari.
Senza grilli  per la testa o tanto meno stantii olezzi di apparati ideologici ormai sepolti, seppelliti dall'impetuosità ed impietosita della storia.

Forse, ancor più che dal logorio dell'esperienza umana e della memoria civica essenziale, è la decadenza inequivocabile dello "strato" culturale che ha permesso il diffondersi di un menefreghismo di fondo, il quale (subdolo) si è insinuato nei cuori e nelle indoli degli individui, portandoli ad apprezzare più la facile "scusa" che il gravoso "impegno".

Una sorta di nemesi del cittadino/amministratore che incolpando il proprio alter-ego, al fine, incolpa se stesso per non esser stato appunto all'altezza delle proprie, necessarie, intime attenzioni ed abitudini.

I sacchetti volanti vagano nell'etere, nella speranza di un approdo magico, sicuro, ma l'approdo è ormai divenuto misterioso ed oscuro come l'antro di uno scrigno, come l'isola dei pirati, come la meta agognata che tale rimane e sembrerebbe purtroppo destinata a rimanere nell'immaginario (favolistico) collettivo.

Sacchetti impavidi e temerari, ansiosi di conquistare il proprio destino. Navigano a vista nell'incertezza della propria destinazione.

Basterebbe un Cestino economicamente selezionato, accortamente differenziato e differenziabile, semplice e semplicemente fruibile, dislocato e facilmente raggiungibile... e la questione sarebbe ben risolta!

Basterebbe un minimo di programmazione con l'individuazione di chiari, semplici e mirati obiettivi.

Sinceramente espressi, esposti, esplicati!

Basterebbe a volte talmente e veramente poco... che ce VO!

Ma il Vox Populi ormai latita come latitano i cuori puri... tutti infranti o trucidati.

Che sia questo un mantra ormai degno solo di slogan secondari?
O che sia ormai ogni cosa, ogni proposta, ogni idea,  un'opera d'ingegneria tecnologicamente inarrivabile?
O che tutto il "plausibile" od "auspicabile" ed a volte arditamente "visionario" rappresenti solo una realpolitik "eticamelettoralconvenientementopportunamente" o "possibilmenconvenientementlegalmentilllegalment" non praticabile?

Chi lo sa?

Sta di fatto che il Sacchetto Volante anela solo un nido!

Un nido ove l'incauto e malcapitato individuo, protagonista della produzione di tal nefasto delitto e relitto dell'inconsistenza umana, spera solo... (un giorno... un giorno agognato, desiderato, sognato e sperato) di poter tranquillamente deporre nella sua appropriata quanto naturale alcova, senza dover sentirsi in colpa per il semplice fatto di averlo inopportunamente quanto inevitabilmente e fisiologicamente prodotto.

Nettuno... una cittadina senza Cestini... a misura d'Uomo.

Uomo si ma... in-equivocabilmente quanto colpevolmente rimasto all'età della Pietra!

...

La speranza, dura a morire, è che ognuno di noi ritrovi la propria forza, ferma e solidale. Una forza che sia chiamata a dare il proprio "spendibile" e "sincero" contributo alla crescita sostanziale, sociale e culturale della collettività.

Facendosi carico non solo dell'indignazione ma soprattutto della proposta.

Nell'individuazione delle criticità, nella soluzione delle problematiche, nel superamento delle difficoltà,  che coinvolgono ed impattano su noi tutti e non sul singolo Individuo, troppo spesso l'unico sterilmente pronto ad irretirsi e solo quando vengano coinvolti e lesi i propri singoli e diretti interessi.

Che sia esso, Cotale Individuo, il politico, il dirigente, il funzionario, l'attivista cittadino o l'anonimo "famoso solo per quindici minuti" di turno, poco francamente importa o dovrebbe importare!

Ciò che conta o dovrebbe forse maggiormente contare è cosa l'individuo è disposto a fare "gratuitamente" per la crescita sana della "collettività".

La rivoluzione etica, culturale e pratica parte dal basso, dalle piccole cose, dall'esser presenti a se stessi ed agli altri senza nulla chiedere in cambio, dal tentar di esser virtuosi, nonostante tutto e tutti.

Nonostante il destino avverso tenti di abbatterci ad ogni piè sospinto e con ogni mezzo od intermezzo... lecito ed illecito!

OpenNettuno