Nettuno Porto e Borgo

Nettuno Porto e Borgo

lunedì 28 marzo 2016

Scandali e Follia: Quei Numeri Civici che gridano vendetta!

E' curioso notare come l'informazione di un certo interesse o di un particolare spessore sia merce alquanto rara. Una merce così preziosa cui, in ogni tempo, è stata riconosciuta una valenza superiore ad ogni altro oggetto o elemento degno di una particolare rilevanza.

Al pari di una metodologia nell’intendere o fare informazione che sempre o spesso (probabilmente?) non si sposa con le finalità morali ed etiche che pretende di rappresentare o di cui tanto liberamente quanto inappropriatamente tende a vantarsi.

E’ curioso ma assai comprensibile quanto conformistico e dato tristemente per scontato.

Ciò detto, va dato atto al certosino lavoro di alcuni, che nel fare le pulci su determinate argomentazioni scottanti, si accaniscono con più concretezza e sostanzialità di altri i quali, forse, per vocazione o appunto per altro, su certe questioni non sono affatto portati!

Trattiamo dello scandalo dei “Numeri Civici”.

E già! Perché in quale altro modo potrebbe una “follia” del genere essere definita?

Uno scandalo la cui misura rispetto all’approccio, all’intenzione o alla gestione della “Res Publica” dovrebbe risultare sufficientemente suscettibile di alcune basilari considerazioni che solo la cieca accondiscendenza, il bieco servilismo, l’opportunistica e colpevole convenienza o il disfattismo depressivo, fatalista e autodistruttivo di coloro che invocano o si aggrappano ad un’impotenza di fatto… non sono in grado o non vogliono assolutamente cogliere.

Considerazioni che riguardano l’iter, del tutto arbitrario o frutto di un ingegnoso disegno già predisposto a tavolino, con cui certe figure o figuri s’impongono nel raggiungere posizioni autorevoli e decisorie (autoritarie) tali da condizionare nei “secoli dei secoli” le scelte di un’intera comunità.

(Considerazioni che mi riserverò di approfondire in altro momento ma che ho avuto modo di esplicitare senza remore a chi mi conosce!)

Uso spesso un linguaggio ed una prosa figurativa per descrivere fatti, ripercussioni ed eventi che siano in grado di suscitare nel lettore una visione della realtà che non si limiti alla sola constatazione degli avvenimenti, nel contesto delle specifiche o proprie circostanze in cui questi si svolgano, ma che sappia andare oltre, spaziare e mettersi in discussione e quindi dar origine e far esprimere non solo un’opinione, una posizione o una fugace interpretazione di ciò che accade e conseguenzialmente influisce sulla propria realtà ma sia capace altresì di far emergere criticamente il tentativo di ricerca della propria dignità di persona nel rispetto della personale ed intima esigenza di emancipazione.

Emanciparsi, infatti, non andrebbe inteso unicamente nella limitativa accezione di autonomia o indipendenza da questo o quel potere precedente individuato in uno specifico legame convenzionale di matrice esistenziale. Un legame che sia stato personalmente incarnato nella famiglia, nel clan, nella congrega d’origine o d’affiliazione oppure individuato nel lavoro o nel gruppo di appartenenza o ancora più in genere e indefinitamente nei legami oggettivi o soggettivi cui ci si senta costretti nei confronti dell’intera società.

Emanciparsi andrebbe più sanamente inteso nella capacità, volontà e coraggio di non arrendersi e quindi sottomettersi al volere (proditorio) di interessi altrui.

Un ‘interesse che assume la sua forza e coercizione nel momento in cui si beffa, servendosene, delle banali regole democratiche. Quelle regole che tutti invocano ma che nessuno ha la seria intenzione di far rispettare.

Perché, nel torto o nella ragione, le regole democratiche mettono in pericolo il potere rischiando al tempo stesso di degenerare nell’anarchia e nel caos… ove il potere o l'anarchia assumeranno poi il peggiore dei loro atteggiamenti…

Torniamo allora alla questione principalmente sollevata, i Numeri Civici, e ai risvolti basilari cui si accennava.

E’ stata “ricordata” l’esistenza di un Regolamento Comunale che, nero su bianco, dispone specifici oneri e responsabilità.

Da più parti è stato poi descritto e condannato un certo operato, superficiale e approssimativo nel migliore dei casi.

Ora gli artefici, protagonisti o comparse che fossero, di quello stesso operato si ripropongono nel condurre il destino comune senza in alcun modo aver messo in discussione il loro agire di fronte non tanto verso la pubblica opinione quanto verso la propria coscienza di amministratori della “Res Publica”.

Con quale coraggio se non quello di un’opportunità maliziosa e del tutto discutibile?

Ma si sa: nella politica è meglio essere chiacchierati ed eletti che onesti e quindi fuori perché sconosciuti e ai margini.

La differenza la fanno i voti ed evidentemente c'è chi può permettersi di portarne abbastanza o addirittura in abbondanza per essere "sicuramente" Eletti!
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Regolamento Edilizio

TITOLO III - DISCIPLINA DELLA FABBRICAZIONE

CAPO I - ASPETTO DEI FABBRICATI ED ARREDO URBANO

Articolo 27 - Arredo Urbano

Settimo Capoverso

"...Agli edifici è imposta la servitù di apposizione dei numeri civici e delle targhe o tabelle indicanti il nome delle vie o delle piazze.
L’apposizione e la conservazione dei numeri civici e delle targhe stradali sono, a norma di legge, a carico del Comune.
I proprietari dei fabbricati su cui sono apposti numeri civici o targhe sono tenuti al loro ripristino quando siano distrutti o
danneggiati per fatti ad essi imputabili.
Il proprietario è tenuto a riprodurre il numero civico in modo ben visibile sulle mostre o tabelle applicate alle porte

quando queste occupino interamente la parte della parete all’uopo destinata..."

Fonte:

"REGOLAMENTO EDILIZIO - Comune di Nettuno"

sabato 26 marzo 2016

Confondere, Depistare e Mescolare

Sovvertire il significato di un articolo manovrando o meglio abbinando tra loro informazioni distinte o del tutto evidentemente scollegate e separate, nel preciso intento (forse?) o nel recondito scopo (chissà?) di ingannare e altrimenti fuorviare (sino a svilirla) l'azione o la presenza e solidità di alcuni in favore o in danno di altri... ritengo sia una forma profondamente avvilente di fare informazione!

Con tutta la buona volontà, da profano del giornalismo moderno e da profano in genere di un giornalismo improvvisato e qualunquista, un giornalismo che limita il suo agire unicamente nelle servili e ossequiose capacità propagandistiche finalizzate a questa o quella cassa di risonanza, di questo o quel volere malandrino (sia esso capriccioso e spregiudicato, facoltoso e influente o un misto diabolico di tali indubbie qualità!), un "volere e potere" in grado di fornire un'adeguato stipendio ed un congruo futuro nella comunità d'appartenenza... Da profano in genere di un simile e conformistico modus operandi, mi pongo allora un quesito, tanto folgorante quanto stuzzicante per chi sia in grado di dimostrare un fin palato.

Mi chiedo, infatti, quale ferocia alberga nell'animo umano tanto efficacie dal costringerlo all'auto impalamento del proprio unico e personale intelletto, in favore di una non meglio specificata identità o entità esiziale che sia in grado di garantirsi aprioristicamente la di Lui o di Lei corrosiva accondiscendenza, remissività o indulgenza di giudizio nella composizione di un "pezzo" di cronaca politica locale.

Quale ferocia insiste nello scritto il cui consistere è un effimera e artificiosa manipolazione della notizia?

Quale ferocia, quale arbitrio, quale convenienza... di fatto inutile... si cela dietro l'apparentemente sterile e mite "velina" frutto di una palese contraffazione giornalistica?

Una contraffazione ancorché efficace nel suo risultato grazie all'ineffabile e conformistico utilitarismo masochista di chi si dispone nel leggere e si pone o meglio circoscrive volontariamente nell'apprendere, evitando come la peste ogni necessità di approfondimento e speculazione critica sulla materia in questione.

Quale spietata ferocia emerge e s'impone in quella notizia beffarda tanto da determinare un'immagine che nella realtà e nella concretezza della quotidianità non esiste?

Non esiste perché non ha nulla di effettivamente sostanziale o corrispondente eppure esiste per il lettore, trascinato nel vortice di un apprendimento mediato, condizionato, stravolto. Edulcorato o esasperato a seconda delle esigenze da salvaguardare!

Sarà la convenienza di chi cinicamente non ha a cuore nulla?
Sarà la convenienza di chi ha a cuore unicamente (o non ha a cuore affatto) la propria sopravvivenza? 
Sarà la convenienza di chi altrimenti eppur scrupolosamente nel farlo, non si rende conto che scegliendo di stringere patti con il Diavolo (il Mistificatore) il rischio di trovarsi direttamente all'inferno è piuttosto elevato?

Perché ognuno di noi dovrebbe dare per scontato che nell'inferno ogni eterno tentativo di redenzione potrebbe non venir mai soddisfatto!

Ciò nonostante, ci si sente immortali e immacolati tanto da sfidare ogni sorta di pentimento rispetto al ns agire.

Di qui nasce l'assenza. L'assenza di ammissione, riconoscimento, responsabilità del proprio operato.

L'assenza nel riconoscere i ns limiti.

L'assenza di umiltà nel confonderci e sostituirci al creato... creando da noi l'evento esclusivamente giornalistico!



Riflessioni su di un giornalismo creativo che esprime le proprie aberrazioni in innocui (solo all'apparenza) accostamenti di maniera!

Manovre, Manovratori e Manovrieri



Manovre, Manovratori e Manovrieri!

Certo che questo Comune è curioso...
Anzi questa Comunità è curiosa...

O è curioso l'intero genere umano? Che da un lato si spaccia per integerrimo e dall'altro stringe patti scellerati col diavolo?

Incuranti delle conseguenze delle ns azioni e decisioni, procediamo strettamente per interessi, convenienze e tornaconti?

Ovviamente!

E come potrebbe essere altrimenti!

Riporto in allegato un estratto da Controcorrente.Name - sferzante come al solito... ma mi riservo di lanciare altre scuri in un pezzo ancor più tagliente.

Perché l'infamia e il depistaggio di una certa misura, di un certo volere o procedere, di un certo gestire o indirizzare le pubbliche opinioni come le intime scelte... altrui...
Mi hanno abbondantemente riempito lo stomaco di larve da espellere, il prima possibile!


L'estratto:

"Ecco il passaggio del Regolamento edilizio comunale,che non è carta igienica,ma è legge interna del Comune. Ed ecco la delibera comunale voluta dall’opposizione. Chiedeva che il Comune pagasse quelle piastrelle “stregate” e tanto salate.

La maggioranza la bocciò quella richiesta ed i consiglieri di opposizione ignorarono di imporre il rispetto del Regolamento. Non è un opzional bensì un preciso dovere istituzionale a cui sono venuti meno.

Non potevano e non dovevano non sapere.

Perché,dunque oggi i candidati anziché imbastire strategie e tessere trame, non salgono gli scalini del Palazzo e chiedere l’applicazione del Regolamento al Commissario che intanto inizia a mandare gli avvisi di pagamento?

Forse temono che la Commissaria chieda loro le ragioni per cui si ricordano solo oggi di applicare il regolamento? E che possono dire: l’abbiamo letto su Controcorrente..."

Fonte:

mercoledì 23 marzo 2016

Perché i buoni propositi crollano... sotto il peso dei compromessi



Perché?
Perché non sono buoni? Perché non sono propositi? Perché sono fragili?
O perché ai compromessi è più facile cedere?

E perché si cede?
Per convenienza? Per avidità? Per brama di potere?
O per debolezza?

E perché si è deboli?
Per paura? Per incapacità? Per incompetenza?
O per assuefazione?

Troppe domande... alle quali per poter e voler dare una risposta tanto incompiuta quanto non definitiva si rischierebbe il consumo di una tale quantità di tempo che in tutta onestà non sarebbe il caso di prosciugare!

La presente è una questione che però e purtroppo non può rimanere totalmente in sospeso. Tenteremo allora di dargli una concretezza e donargli una parvenza di risposta (seppure parziale) capace di emergere dagli abissi del pensiero in modo e maniera sufficientemente incisiva: coerente e circoscritta nei suoi intenti, obiettivi o propositi.

E allora... Perché i buoni propositi crollano sotto il peso dei compromessi?

Perché troppo spesso tali propositi nascono e si fondano su presupposti errati!

Presupposti che danno per scontate alcune o tutte le variabili in gioco ove, al contrario,  il gioco stesso presuppone e dispone quelle stesse variabili come in necessario e continuo mutamento.

E là... anche dove si possegga la consapevolezza di tale possibile mutazione e ne si presuma conseguenzialmente la governabilità ossia la capacità come la piena padronanza nel poterle gestire, contenerle o confinarle in lidi sicuri... ecco che quelle variabili assumono un'ulteriore forma e forza e valenza. Nell'impeto di un vigore disarmante, di una fermezza disorientante, di una posizione spiazzante. Forme... esse sì... capaci di una potenza e prepotenza coercitiva, distruttive del principio stesso di azione per il quale si era stati originariamente ispirati a partecipare al gioco.

Si potrebbe addurre, allora, un peccato originale d'ingenuità in coloro che si accingono o propongono a calcare l'arena gladiatoria ma, se così fosse, si dovrebbe altrettanto presumere che ogni giocatore parta allo stesso modo ed allo stesso livello svantaggiato e che sia il gioco stesso (impersonale) a trarlo in inganno.

E' qui che dovrebbe concentrarsi pertanto l'attenzione:
Chi dispone il gioco?
Chi ne detta le regole e chi ne decide il cambiamento in corsa... rispetto alle convenienze e le opportunità sopravvenute?
Chi tira le fila degli improvvisati burattini nel teatrino degli orrori esistenziali?

Ecco su quali domande ci si dovrebbe interrogare senza star li a perder tempo in inutili diatribe paesane... che nulla tolgono, nulla aggiungono e per nulla migliorano una situazione di per se ai limiti del demenziale e ben oltre il surreale.

Auguri prossimo Sindaco e che la Forza sia con Te... tanto da restare "Intatto" contro ogni speculativo compromesso!

Elmoamf

lunedì 21 marzo 2016

Quelle memorie storiche annacquate da una realtà desolante

Entro a gamba tesa nella contesa politica perché, in tutta onesta, ne ho le “Palle Piene”!

Le ho piene di una politica da squallido, sudicio, viscido, ciarlare.

Una politica capace unicamente di salite su di un palco… a sciorinare (urinare) fesserie, qualunquismi, idiozie, perbenismi o giustizialismi di ogni sorta e che il dir convenga.

Il tutto in perfetto stile: “Populisticom Corrett”.

E sì!

Usiamo in “abbundanziam” anche i francesismi… e per chi di Voi saprà cogliere la molteplice ironia nei “vari” strafalcioni letterali, all’uopo usati … beh, be’ o bè (ultimo ma non meno primo tra i più classici degli impostori-impositori di una realtà che concretamente non esiste)… allora avrà in omaggio personale un bel gratta e vinci ossia l’omaggio d’eccezione per gli scommettitori senza rete.

E chi sono gli scommettitori senza rete?

Una domanda che può apparire di poco conto ma che in realtà nasconde un degrado socio-culturale che non andrebbe colpevolmente sottovalutato.

Quel degrado che parte dall’avidità prettamente umana di chi più ha e più ha ingordigia ad ottenere, per passare dal chi già ha ma ha più invidia di ciò che gli altri vantano ed allora ha brama di ottenere al loro posto, per arrivare infine e miseramente a chi non ha o non ha affatto e anela solo di sopravvivere dignitosamente.

Una dignità che purtroppo non passa affatto attraverso il sano principio dell’esame di coscienza. 

Piuttosto appare e scompare attraverso il più bieco e squallido anti-valore dell’accondiscendenza.

E’ qui che si arriva allo squallore nostrano.

Uno squallore tipico di ogni società che abbia raggiunto il suo massimo spessore materialistico.

Una società basata unicamente sull’interesse personale… del tutto avulsa dal o da un senso di comunità, appartenenza, realizzazione… sociale.

La società del consumo: ora e adesso e prima dell’ora della mia morte!

Ecco! Qui torno al concetto di tradizione, che alcuni hanno inavvertitamente sparato come sintesi unica ed equipollente di "consistenza" senza soppesarne (forse) il reale significato.

La tradizione non si consuma ne tanto meno si mantiene o perpetua solo grazie al rango, alla stirpe od al sangue di coloro che, in linea retta o avversa, mantengano un legame strettamente o meramente di sangue.

La tradizione è altra cosa.

Altra cosa anche dalle pseudo, presunte, effettive, effimere o efficaci memorie.

La tradizione è un concepire la realtà che va al di là del sensibile e pertanto non è in alcun modo paragonabile con il tentativo di attribuzione ad personam di carismi che in etere, essenza e concretezza a nessuno possono effettivamente appartenere.

La memoria di una città passa sì attraverso i suoi abitanti (illustri, meno illustri o ancor meno che fossero o che siano) ma certamente non è frutto unico ed imprescindibile dei valori o meglio degli effetti inderogabili, perentori o irrevocabili di questa o quella famiglia.

Ridurre la memoria di un popolo alla stirpe è quanto di più anti-tradizionale si possa esprimere ed il far coincidere il proprio dissenso attraverso la profanazione di un presunto merito tradizionale è altresì un affronto alla devozione atavica che ogni genuina tradizione possa o sia pronta ad esprimere.

La realtà non passa attraverso la stirpe, la linea di sangue, la successione figurativamente quanto incisivamente machiavellica ma precisamente attraverso le persone.

Sono le persone che devono mostrare la capacità, l’intelletto, il coraggio di esprimere "sane" azioni, opinioni, ragionamenti ed esecuzioni… all’Altezza!

Contro un degrado esistenziale che... dalla mafiosità (che si esprime continuativamente nell’artificiosa edulcorazione di una realtà fatta esclusivamente di Pupi) dei suoi comportamenti nostrani (tristemente, puerilmente, infruttuosamente paesani) ricava tutto il suo apparente e incontrastato potere... sia in grado di distinguersi, emergere ed affermarsi come aspirante ed integra Virtù di un volere comune!



Recentemente mi sono espresso con sarcasmo sui Titoli di un incoronato candidato a sindaco. 

Vincitore di pseudo pre-elezioni democratiche.

Tanto democratiche quanto efficaci nella loro capacità effimera di trasmettere ed affermare un diritto universale oggi paradossalmente quanto virtualmente inutile nell’esprimere una sostanzialità di fatto.

In tal frangente esiziale emerge però (evidente, perentorio quanto subliminale) un "modus operandi" che dovrebbe ergersi presso la pubblica opinione in toni inconfondibilmente espliciti.

Un viatico del consenso che dovrebbe far maledettamente riflettere.

Un viatico che nella politica nazionale come in quella comunale e quindi in quella della società omni-compresa e trasmessa… si crea unicamente nel sottobosco, ove gli speculatori (tanto della cosi vantata società civile quanto della svenduta democrazia sociale e partecipativa) la fanno da padroni.

L'elettorato è solo uno specchietto per le allodole.

E' alla luce di questa desolante costatazione che ci si dovrebbe porre una domanda essenziale:

Come ed a chi sto affidando gli interessi anzi e più precisamente e sostanzialmente, il bene del viver comune?

Questa domanda ce la siamo mai posta seriamente?

O all'urna abbiamo sempre tirato il dado secondo convenienza strettamente personale e spesso coercitiva?

Ad Maiora!


Elmoamf

sabato 19 marzo 2016

Il Peso del Consenso




Quanto pesa un consenso?
Ce lo siamo mai chiesti?
Io direi di No... dovendo e volendo giudicare la questione da un punto di vista strettamente pratico!

Siamo in piena campagna elettorale, Chi per la conquista di uno scranno, Chi di un titolo... in un comune il quale (nonostante le impressioni o le pressioni) rappresenta ancora un pozzo di San Patrizio.

E allora quanto pesa un consenso?
Io direi dialetticamente: Assai!

Pesa Assai un consenso quando non è frutto di libera scelta ma di pilotata maniera ove il "sempre presunto" carisma del Leader è pari alla peculiare capacità dei "Coloro" di turno di far convergere artificialmente, sul Tal ...dei Tali e di Lui Salvatore... voti di "ignari" cittadini (consapevoli o inconsapevoli non è dato sapere quanto a chiunque possa seriamente interessare) rei di giocare, senza se e senza ma, unicamente il ruolo di marionette.
Sciocchi Pupi o forse stipendiati fantocci o ancor più probabilmente burattini incancreniti dalla bulimia affaristico-politica in cui ogni ideale di realizzazione di una sana comunità sociale e solidale è ormai un tenero amarcord... catturati e costretti (magari o spesso per sopravvivenza) in animazioni, affollamenti, eccitazioni e recite degne più di una commedia popolare di romanesca e romanzesca rappresentazione che di un reale spessore ed ardore civico.

Si sa'... ormai è storia... condire di Ardore Civico un raggruppamento politico è (evidentemente e sostanzialmente per alcuni) sinonimo di nuova purezza, immacolata redenzione, conclamata devozione al bene pubblico.

Perdonatemi allora se non sono d'accordo!

Perché la purezza non si vanta, la redenzione non si sbandiera e la devozione non ha bisogno di alcuna pubblicità semmai ha necessità di riservatezza.

Ed Io che sono uno zotico, pedante "sottolineatore" delle incoerenze, ipocrisie e falsità "nostrane"... poiché per primo cerco di mettermi in discussione, rispetto alla stessa incoerenza o difficoltà che il mio agire, essere o pensare possa far emergere in qualsivoglia situazione... ecco che non posso far a meno di notare come quella stessa incapacità di essere in se coerenti, onesti, leali e sinceri si traduce in un'audace quanto villana, spregiudicata ed offensiva e arrogante superbia di comportamento... in "Coloro" che si spacciano appunto per unti salvatori.

Portare una Croce per la redenzione di un popolo è una Via Crucis che nessuno, in tutta coscienza, è in grado di poter vantare.

Portare una Croce e uscirne vivi è impresa ancora più ardua.

Portare una Croce, uscirne vivi ed ottenere addirittura giustizia... non è ancora di questo mondo!

Parliamoci chiaro e parliamoci schiettamente.

Il più pulito spesso ha la "rogna" e ne è consapevole come quanto più spesso e paradossalmente è felice di ammetterlo o vantarlo... ma non è questo il problema o meglio non è questa l'estrema difficoltà.

La questione scottante, deprimente, avvilente, estremamente annichilente soggiace nella totale indifferenza. In quella mancanza di volontà che è alla base di una sana, critica e partecipata reazione. Una reazione che a quella "rogna" sappia contrapporre sapienza, saggezza, competenza e unità di visione e d'intenti. Una reazione che non venga travolta, smembrata, sopraffatta dal primo sospiro di inopportuno interesse personale... interesse dal quale ognuno di noi (come in un ancestrale canto delle sirene) è attratto, affascinato, miseramente sedotto e contro il quale drammaticamente ognuno di noi, in anima e corpo, non è quasi mai in grado di mettersi nelle condizioni di rispondere... contrastare, opporsi, resistere!

"La Carne è debole solo l'anima è immortale"... ebbe ad asserire un tale in una "scena" memorabile ed è per questo che quando l'assuefazione consuetudinaria avrà preso definitivamente il controllo sulle ns vite ogni tentativo di redenzione, resurrezione, rinascita risulterà probabilmente vano...



E nel migliore stile umano si ammettono scommesse... naturalmente su sperabili Eccezzioni... ma con due Z certamente... che la Virtù seriamente ancora non ci appartiene!!!

Elmoamf

domenica 13 marzo 2016

Paradigmi di una politica che si cela (vigliaccamente e.o strategicamente ?!?) dietro i suoi portaborse!

Il portabandiera, “Frontman” di una realtà da “Marketing” che necessariamente alcuni ritengono bisogna esportare e.o certamente imporre.

E quindi il portavoce ossia quello specchietto per le allodole dietro il quale necessariamente dover occultare… la propria natura di (spietati?!?) predatori.

I giochi di potere ricalcano fedelmente o tristemente, stantie scene da “soap opera” ove è o dovrebbe essere chiaro chi interpreta il bene e chi al contrario impersona il male.

Allora (ci chiederemmo o dovremmo fare) dov’è che giace o risiede il Problema?

Dove nasce, emerge o si coagula l’Enigma?

Dove trova le sue antiche radici Il Mistero, il Mito e.o la considerevole Fregatura?

Semplice: nella Finzione!

Fingi di essere ciò che gli altri si aspettano o ciò di cui gli altri hanno bisogno o ciò a cui gli altri non possono rinunciare… ed avrai in mano il mondo, gli uomini e tutto il loro divenire… generazionale!

E già, perché il voto si conta rispetto al numero e alla quantità e non rispetto alla sostanza o all’essenza.

Ahimè, quanti danni la “quantità” ha portato rispetto alla qualità… ma qui si tratta di altro e pertanto, solo sfiorandolo, mi soffermerò su tale argomento: La Quantità!

Come misurare altrimenti un consenso che i profani considerano solo frutto di scambio?

E come considerare uno scambio che i profani considerano unicamente come un frutto o meglio il germoglio del proprio potere e dominio sull’altro?

La Quantità o genesi della proprietà… sull’altrui arbitrio e dominio!

Un tempo gli ideali fornivano solidi limiti (non solo filosofici ma fisici e sociali) tangibili, palesi ed evidenti al beneplacito che una comunità era disposta a fornire al proprio Leader affinché fosse posto in Grado di trattare gli affari comuni in Nome e per Conto di Tutti.

Oggi quei limiti hanno perso tutta la loro concreta Sostanza (semmai siano stati in grado di ottenerla - effimera o quantomeno eterea - e mantenerla per un tempo sufficientemente incisivo) per far posto ad una miserevole sudditanza.

Un ossequio al potere, conformistico, conformista, perbenista, qualunquista, colpevolmente quanto sempre più inevitabilmente ed inconsapevolmente abitudinario, che piega la realtà, ogni realtà, secondo le più strette convenienze di comodo.

Quel comodo che è sistematicamente misurato e che sia in Grado di essere posto sistematicamente nella posizione più idonea per essere “immediatamente” misurabile.

Misurabile nel benessere… più o meno perduto o conquistato… di questa o quella forma di avidità umana… esemplificabile da un lato (fittiziamente privilegiato) nel possesso e dall’altro (inequivocabilmente danneggiato o svantaggiato) nel tentativo di sopravvivenza.

Possedere e.o Sopravvivere, prima ancora di essere o rendersi conto di cercare una plausibile via per farlo o realizzarlo, è un imperio per coloro che del possesso e quindi della quantità fanno il loro unico scopo e nel quale, pertanto, morbosamente si identificano.

Un’identità “sporca”, “spuria”, “ingannevole” che racchiude in se un desiderio represso di rivalsa a cui onestamente non sarei in grado di attribuire alcuna plausibile giustificazione, tantomeno alcun considerabile quanto condiscendente significato.

Ma il concetto stesso di possesso e quindi di successo può ridursi ad uno stantio quanto inutile arbitrio sul destino “Altrui”?

Personalmente ritengo tutto ciò quanto di più antitetico alle reali esigenze di una comunità in cui si tenta di riconoscersi ed affermarsi quali fieri condottieri.


Poiché dominare e possedere e decidere nella totale solitudine ed incapacità di condividere e nella totale incapacità di condivisione delle proprie scelte, nella totale mancanza di empatia e compartecipazione delle necessità comuni, nella totale assenza di una visione d’insieme che una gestione della res publica richiede… sarà sempre e comunque un fallimento contro cui ardua se non del tutto e sterilmente improduttiva sarà ogni capacità che si tenterà personalmente di mettere in campo nel disperato tentativo di redimersi di fronte a quella stessa comunità --- di redimersi da un passato, un presente o un eventuale futuro nel quale si può o si potrà certamente essere oggetto di comprensione o perdono ma al tempo stesso mai e in alcun modo si dovrebbe essere oggetto di accondiscendenza!

Elmoamf

martedì 8 marzo 2016

Nuovi Lumi su quel Piazzale

Sembra proprio che su quel benedetto piazzale sia sceso finalmente lo spirito santo.

E si!

Perché pare, si dice, si sostiene, che sia stato dato mandato… o meglio sia stata fatta denuncia “penale” ai cosi detti organi competenti…

E allora possiamo stare tranquilli!

Tranquilli che qualsivoglia amministratore si avvicinerà, non sia mai, a quel faldone, potrà serenamente maneggiarlo senza sporcarsi le mani.

E non vi sarà assoluta necessità d’indossare guanti di puro lattice per coprire le impronte, perché la magistratura avrà già fatto il suo corso e tutti i cattivi saranno già stati sbattuti definitivamente in gattabuia.

E il piazzale? Ma certo anche quello sarà già tornato all’antico splendore (semmai uno ne abbia effettivamente avuto) come la comunità (gaia e gaudente) sarà tornata a ricamare sul sesso degli angeli.

Allora perché mi danno tanto l’anima e non trovo pace?

Sarà perché delle facilonerie ho sempre dubitato o sarà per questo maledetto senso d’abbandono che mi porta a pesar sempre in negativo la sostanza degli allori vantati?

Chissà!

Come sovente vien da dire, la verità e forse anche la virtù, stanno nel mezzo ed il mezzo per raggiungere determinati traguardi non è mai del tutto immacolato!

Ecco allora che Tutti si sperticano in denunce più o meno lodevoli, verso e contro tal o talune “imprecisioni” procedurali che avrebbero falsificato, financo a renderla nulla in incipit, un’operazione che s’ha (o si doveva) da (o non da) realizzare col bene placido di una connivenza ancora tutta da stabilire ed individuare.

Ebbene che tali denunce effettuino il loro corso nella speranza di esser ancor vivi e presenti al momento della sentenza.

Per il momento c’è ancora una Buca e uccellacci tutt’intorno.

E un’altra buca presso la piscina.
E un’altra presso il teatro.
E un’altra allo stadio.
E un'altra e un'altra e un’altra ancora.

E non per dire che i problemi sono tanti ma solo per sottolineare che i problemi spesso sono tali solo perché sono gli interessi ad essere troppi.

E chi “denuncia” certe connivenze… rischia e rischia di brutto.

Che dal passare dalla ragione al torto ci vuole poco o meglio quel tanto che basta dal passare dal verticale all'orizzontale perpetuo!

Fortuna che quel perpetuo di cui in tanti si vantano (assai superficialmente e facinorosamente) d'aver "confinato" l'altrui nemico pubblico conclamato... è frutto di pura e sola strafottenza.

La strafottenza di Quegli “Alcuni” che ancora non hanno ben chiaro il senso della propria esistenza!


Elmoamf