E' curioso notare come
l'informazione di un certo interesse o di un particolare spessore sia merce
alquanto rara. Una merce così preziosa cui, in ogni tempo, è stata riconosciuta
una valenza superiore ad ogni altro oggetto o elemento degno di una particolare
rilevanza.
Al pari di una metodologia nell’intendere
o fare informazione che sempre o spesso (probabilmente?) non si sposa con le
finalità morali ed etiche che pretende di rappresentare o di cui tanto liberamente
quanto inappropriatamente tende a vantarsi.
E’ curioso ma assai comprensibile
quanto conformistico e dato tristemente per scontato.
Ciò detto, va dato atto al
certosino lavoro di alcuni, che nel fare le pulci su determinate argomentazioni
scottanti, si accaniscono con più concretezza e sostanzialità di altri i quali,
forse, per vocazione o appunto per altro, su certe questioni non sono affatto portati!
Trattiamo dello scandalo dei “Numeri
Civici”.
E già! Perché in quale altro modo
potrebbe una “follia” del genere essere definita?
Uno scandalo la cui misura
rispetto all’approccio, all’intenzione o alla gestione della “Res Publica” dovrebbe
risultare sufficientemente suscettibile di alcune basilari considerazioni che
solo la cieca accondiscendenza, il bieco servilismo, l’opportunistica e
colpevole convenienza o il disfattismo depressivo, fatalista e autodistruttivo di
coloro che invocano o si aggrappano ad un’impotenza di fatto… non sono in grado
o non vogliono assolutamente cogliere.
Considerazioni che riguardano l’iter,
del tutto arbitrario o frutto di un ingegnoso disegno già predisposto a
tavolino, con cui certe figure o figuri s’impongono nel raggiungere posizioni
autorevoli e decisorie (autoritarie) tali da condizionare nei “secoli dei
secoli” le scelte di un’intera comunità.
(Considerazioni che mi riserverò di approfondire in altro momento ma che ho avuto modo di esplicitare senza remore a chi mi conosce!)
Uso spesso un linguaggio ed una
prosa figurativa per descrivere fatti, ripercussioni ed eventi che siano in
grado di suscitare nel lettore una visione della realtà che non si limiti alla
sola constatazione degli avvenimenti, nel contesto delle specifiche o proprie
circostanze in cui questi si svolgano, ma che sappia andare oltre, spaziare e
mettersi in discussione e quindi dar origine e far esprimere non solo un’opinione,
una posizione o una fugace interpretazione di ciò che accade e
conseguenzialmente influisce sulla propria realtà ma sia capace altresì di far emergere
criticamente il tentativo di ricerca della propria dignità di persona nel rispetto
della personale ed intima esigenza di emancipazione.
Emanciparsi, infatti, non
andrebbe inteso unicamente nella limitativa accezione di autonomia o indipendenza
da questo o quel potere precedente individuato in uno specifico legame convenzionale
di matrice esistenziale. Un legame che sia stato personalmente incarnato nella
famiglia, nel clan, nella congrega d’origine o d’affiliazione oppure individuato
nel lavoro o nel gruppo di appartenenza o ancora più in genere e indefinitamente
nei legami oggettivi o soggettivi cui ci si senta costretti nei confronti dell’intera
società.
Emanciparsi andrebbe più
sanamente inteso nella capacità, volontà e coraggio di non arrendersi e quindi
sottomettersi al volere (proditorio) di interessi altrui.
Un ‘interesse che assume la sua
forza e coercizione nel momento in cui si beffa, servendosene, delle banali
regole democratiche. Quelle regole che tutti invocano ma che nessuno ha la
seria intenzione di far rispettare.
Perché, nel torto o nella
ragione, le regole democratiche mettono in pericolo il potere rischiando al
tempo stesso di degenerare nell’anarchia e nel caos… ove il potere o l'anarchia assumeranno poi
il peggiore dei loro atteggiamenti…
Torniamo allora alla questione
principalmente sollevata, i Numeri Civici, e ai risvolti basilari cui si
accennava.
E’ stata “ricordata” l’esistenza
di un Regolamento Comunale che, nero su bianco, dispone specifici oneri e responsabilità.
Da più parti è stato poi
descritto e condannato un certo operato, superficiale e approssimativo nel migliore dei casi.
Ora gli artefici, protagonisti o
comparse che fossero, di quello stesso operato si ripropongono nel condurre il
destino comune senza in alcun modo aver messo in discussione il loro agire di
fronte non tanto verso la pubblica opinione quanto verso la propria coscienza di
amministratori della “Res Publica”.
Con quale coraggio se non quello
di un’opportunità maliziosa e del tutto discutibile?
Ma si sa: nella politica è meglio
essere chiacchierati ed eletti che onesti e quindi fuori perché sconosciuti e
ai margini.
La differenza la fanno i voti ed evidentemente c'è chi può permettersi di portarne abbastanza o addirittura in abbondanza per essere "sicuramente" Eletti!
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Regolamento Edilizio
TITOLO III - DISCIPLINA DELLA
FABBRICAZIONE
CAPO I - ASPETTO DEI FABBRICATI
ED ARREDO URBANO
Articolo 27 - Arredo Urbano
Settimo Capoverso
"...Agli edifici è imposta
la servitù di apposizione dei numeri civici e delle targhe o tabelle indicanti
il nome delle vie o delle piazze.
L’apposizione e la conservazione
dei numeri civici e delle targhe stradali sono, a norma di legge, a carico del
Comune.
I proprietari dei fabbricati su
cui sono apposti numeri civici o targhe sono tenuti al loro ripristino quando
siano distrutti o
danneggiati per fatti ad essi
imputabili.
Il proprietario è tenuto a
riprodurre il numero civico in modo ben visibile sulle mostre o tabelle
applicate alle porte
quando queste occupino
interamente la parte della parete all’uopo destinata..."