Nettuno Porto e Borgo

Nettuno Porto e Borgo

domenica 28 dicembre 2014

Quel programma che tutti sottoscriverebbero ma che nessuno concretamente si sognerebbe mai di realizzare

Cari concittadini, non continuiamo a prenderci in giro.
Vada per le lamentele o invettive su FB. Vada per i banchetti in piazza o per le radunate da dieci persone e qualche fazzoletto di striscione sotto il Comune. Vada per i camioncini col megafono che sanno tanto di "arrotino e ombrellaio". Vada soprattutto per le denunce giornalistiche di ogni tipo, dalle inchieste d'assalto ai trafiletti a fondo pagina alle notizie spot pubblicate on line. Vada ogni cosa!
Resta, purtroppo e tremendamente inquietante, un unico fatto:
il Sistema avido, cinico, arrogante e viscidamente corrotto rimane saldamente in piedi ed i suoi tentacoli, le sue ramificazioni, i suoi cespugli e le sue bacche acidule hanno ormai avvelenato o intossicato Tutti!

Siamo alla fine dell'anno è quindi tempo e consuetudine di fare bilanci.
Bilanci di un'annata politica, economica, sociale.
Lo scorso gennaio stavamo per salutare un grigio Governo Letta. L'uomo staffetta. L'ennesimo tra i traghettatori carontiani d'Italia che hanno trascinato questa nazione, spesso allo sbando nel suo tentativo di dimostrarsi unita, da una sponda all'altra del potere straniero e precostituito. Il prode Letta, discepolo di una certa categoria di Maestri e Compagno di una più giovane categoria di Novizi.
Il suo, il secondo dei governi della Triade, ha retto le fila di una banda di cialtroni che, tra tecnici veri o presunti tali, ha generosamente banchettato con il lavoro e le risorse di tutto il popolo.

Vi chiederete a questo punto: Ma cosa diavolo centra il Governo Letta in tutto questo?

La risposta è breve e sagace.
Quel Governo è l'emblema di una certa politica: mediocre, pasticciona, maldestra, arruffona ma soprattutto... finemente diabolica.
Il primo che sostanzialmente ha sancito il nuovo corso delle maggioranze allargate.
Inaugurato dal Monti, con il Letta è infatti assurto a Status Simbol!
Simbol! Sì con la I e non con la Y.
Perché "qui" siamo mediocri anche nello scrivere e nel pronunciare le lingue dei padroni stranieri.
E sia chiaro che i padroni stranieri non sono solo coloro che arringano ed ordinano fuori dai confini ma anche coloro che sferzano (a suon di bastoni e pallottole e norme scritte su misura e finta giustizia) dall'interno: le consorterie multinazionali del malaffare nostrano.
Quella criminalità schietta e genuina che è divenuta ormai un tutt'uno con la politica.

Ecco allora che il parallelo improvvisamente si fa più chiaro e calzante.
Quella maggioranza in Consiglio comunale puzza di rancido come uno yogurt andato a male. Come carne putrida ma ricca di vermetti che germinano tra i batteri e si nutrono delle loro stesse viscere o meglio delle viscere di tutto ciò che incontrano sulla loro strada: dall'edilizia ai piani di zona, dalle opere pubbliche al riassetto urbanistico, dalle sagre paesane alle consulenze profumate, dal passato al futuro passando per un presente di degrado, arbitrarietà ed anarchia di nuovo in odore criminale.

Con ciò non s'intende certamente accusare gratuitamente nessuno, rischiando oltremodo ed oltretutto, anche la beffa di una querela per diffamazione.
Certamente No!
Ma forse si tenta di far riflettere almeno quel pizzico d'intelletto che c'è rimasto per poi tentare di applicarlo sullo stato dell'arte "amministrativa" cittadina. Arte che evidentemente ha forgiato i propri meccanismi in tutti questi decenni lavorando in un crogiolo incandescente d'intrecci ed interessi trasversali.

Ed allora appare del tutto inutile gridare al vento la propria estraneità e la propria immacolatezza se poi a tali grida di dissenso o meglio a questi clamori urlati di distinguo non seguono poi ferme prese di posizione ed azioni che abbiano un minimo, dico un minimo, di spessore concreto nella rinascita della politica cittadina.
La politica quella alta, delle idee e dei progetti per la crescita civica, culturale e socio-economica della comunità. Non quella infima dei bottegai e dei servi di partito o di clan.

Appare del tutto inutile poiché potremmo mettere in campo tutti quanti i nostri innumerevoli buoni propositi, sciorinare altisonanti discorsi che si ispirino ai più sani e profondi principi, che scuotano il torpore ed attirino l'attenzione, che sollecitino rinvigoriti seguaci e novelli rielettori... ma poi?

Poi il nulla!

Potremmo mettere sul piatto della bilancia vassoi stracolmi di programmi cotti a puntino. Programmi ambiziosi capaci di argomentare su tutto il possibile e sul tutto ancora neanche immaginabile: rilancio del turismo, assistenza sociale, edilizia popolare, riqualificazione ambientale, razionalizzazione amministrativa, efficienza energetica, rimodulazioni fiscali, implementazione dei servizi, manutenzione urbana e stradale e così via discorrendo.
Potremmo esaltarci con la sottoscrizione e la partecipazione elettorale convinta dei più ferventi cultori ed esponenti della politica locale. Un parterre ricco di nomi ancora altisonanti e rispettati (!?!) che appunto continua a proclamarsi estraneo a fatti e vicende quantomeno opachi!

Potremmo... ma poi?

Rimarco: Poi il nulla!

Perché nessuno ha la reale intenzione di alterare o anche solo sfiorare con un pennino smacchiabile la pesante Realtà.

Quella Realtà è lì: in quella immensa buca in Piazzale Berlinguer. Una buca che grida vendetta. E' lì in quel Teatro fatiscente incastonato tra le erbacce di terreni di privati su cui avrebbero dovuto sorgerne i parcheggi. E' lì in quello scheletro di Piscina a cielo aperto. E' lì in quelle attività commerciali e di ristorazione di viale La Malfa e zone limitrofe, sorte l'una accanto all'altra in un batter d'occhio in un'area che avrebbe dovuto essere adibita a ben altri utilizzi. E' lì, nei meandri di quei bilanci ritoccati a dovere su cui nessuno riesce ad alzare un dito, un'interpellanza, una denuncia cui abbia seguito una sostanziale opera di risanamento legale e culturale. E' infine lì in quella Piazza di S.Anna che dall'oggi al domani viene transennata da privati e resa di fatto inaccessibile al traffico cittadino come al semplice passaggio estemporaneo dei residenti della zona che lì nelle immediate vicinanze portano i loro figli a scuola. Nel silenzio Colpevole di chi invece dovrebbe tutelare la comunità: pianificando e realizzando le infrastrutture urbane, vigilando sul loro corretto utilizzo, effettuando i necessari lavori di manutenzione, regolando e gestendo in accordo ai principi di benessere comune ogni spazio (pubblico o privato che sia) allo scopo di non tollerare e punire abusi o soprusi di individui o collettività rispetto alla fruibilità degli stessi. Ancorché dimostrando di non esserne addirittura i protagonisti, neanche nel vago sospetto, di quegli abusi e soprusi palesemente e pubblicamente dichiarati quale frutto di un atto illegale!

Un silenzio colpevole che sa di vero e proprio smacco per chi si ostina a pensare o tentare di credere che questa società abbia ancora una speranza di risollevarsi e rifiorire.

E' probabilmente un tempo di decadenza il nostro come tanti ce ne sono stati nella storia. Una storia che si dimostra ancora una volta ciclica o forse banalmente ripetitiva, visto che a farla sono sempre quegli uomini di modesta caratura. Creature che usano l'intelletto più per usurpare risorse, beni, diritti ed emozioni altrui piuttosto ché spenderli dedicandosi alla propria intima crescita personale e maturazione intellettualmente. Elementi senza i quali diviene assai difficile pensare che possano crearsi i presupposti utili alla nascita di una comunità più seria, coesa e solidale. Una comunità partecipe dei propri destini ed animata da una ferrea volontà di cambiamento e di rottura col passato.
Una comunità che sia capace di aprire quel Vaso di Pandora per riconfinarlo là dove è giusto che torni.

Qualcuno direbbe: Dietro le Sbarre!

No, non dietro le sbarre ma dentro quei giusti confini di Civiltà

Lo spietato e cinico interesse privato non può continuare a farla da Padrone ma resterà tale fin quando non avremo il coraggio di rialzare e far nuovamente sentire in modo serio e sostanziale la nostra Voce

Buon Capodanno a Tutti,
Elmoamf

mercoledì 26 novembre 2014

Nettuno - Cantieri in Costruzione

Immaginiamo uno spiazzo, un terreno, una superficie...
E poi immaginiamo un idea !

Ecco, non c'è cosa più difficile che immaginare un idea o meglio immaginarla e poi tradurla nella realtà.

Perché l'idea alle origini è sempre bella.

E' quando si tenta di realizzarla che remano tutti contro!

Disfattisti, opportunisti, interessati, confusi, superbi, saccenti, bastian contrari, arroganti, malavitosi, speculatori, sprovveduti ed infine, ultimi ma non ultimi anzi "subliminalmente" primi: gli Inetti.

Gli Inetti sono il collasso di questa società... ma non riuscirebbero ad esser tali senza il nostro colpevole aiuto!

Buonanotte con un pensierino acido:

"Vita brevis, ars longa, occasio praeceps, experimentum periculosum, iudicium difficile"

Elmoamf

sabato 15 novembre 2014

Res Publica - Quando e Dove si è perso il senso Civico?

Principi fondamentali

Quando e dove abbiamo perso la sovranità ma soprattutto la partecipazione ai diritti e doveri di una comunità civica e sociale?
La domanda è di fondamentale pertinenza, nella misura in cui oggi sembra sfuggirci tutto di mano:
La solidità economica, la coesione familiare, la solidarietà sociale, la responsabilità personale...
Dove è morta la partecipazione alla vita quotidianità di una comunità organizzata di persone.
Una comunità che si fa carico delle difficoltà, dei problemi, delle criticità ma anche delle occasioni, delle opportunità e delle esperienze e capacità dei propri appartenenti, in sodale (appunto) comunione d'intenti!
Quando e dove abbiamo perso questo "crisma"?
Questo tassello invisibile ma fondamentale del viver comune?
E dove, soprattutto, è andata a finire, a risiedere, a dimorare quella sovranità, quella responsabilità... in altri termini: Quel Potere?
Ecco quale dovrebbe essere la questione fondamentale!
A chi, allegramente, superficialmente, liberamente e troppo facilmente... abbiamo demandato e quindi lasciato (senza colpo ferire) tutto il potere nella gestione della Res-Publica.
Nella speranza che qualcuno si facesse carico delle ns speranze, delle ns necessità, delle ns esigenze ma anche delle ns incapacità, dei ns limiti, dei ns bisogni insoddisfatti ed insoddisfabili da miseri autodidatti... ci siamo affidati (mani e piedi) ad una categoria intermedia di tecnici e burocrati, esperti politici... di professione "imbonitori".
E' qui che abbiamo perso il senso Civico.
E' qui che abbiamo delegato alle ns capacità, attitudini, peculiarità.
E' qui che abbiamo ceduto la sovranità!
Certo, di per se, cedere la sovranità non necessariamente deve o dovrebbe essere un male se tale sovranità si riesca ad esercitarla nel solco e nella filosofia degli articoli sopra citati, in ossequio e nel rispetto di tutte quelle ulteriori enunciazioni "fondamentali" in termini di diritti e doveri, umani e costituzionali.
Ahimé, nella realtà del divenire quotidiano, difficilmente ciò avviene. Tutti troppo spinti ad aggredire il prossimo, confusi ed agitati. Recriminando su comportamenti devianti o gridando ingiustizie più per invidia, per ignoranza o per sopravvivenza che per sostanziale denuncia o richiamo diretto ad un agire più virtuoso da parte di ognuno, noi stessi in primis.
La guerra tra poveri è ormai da tempo iniziata e giova alla nomenclatura al potere, al "dividi et impera", tanto quanto lo spargere le briciole di una presunta presenza, potenza, pietà ed identità giovi alle classi dirigenti nell'ammansire la folla di dimostranti e dei loro rappresentanti, nella disperata ricerca di consenso e riconoscimento. Un riconoscimento costretto e precluso nell'interesse particolare, nello sterile tornaconto.
E' qui che la Res Publica ha ceduto il passo ad una più proficua immagine pubblica.
Un'immagine fatta di agganci e di conoscenze, di sotterfugi e ben costruite reti di appartenenze.
Dosata su pesi e misure di specifici strati solidificati di tornaconti e convenienze.
Una filosofia malata nell'intendere il ruolo effettivo della partecipazione sociale che ha infettato gravemente il sentire del popolo, dei cittadini, di ogni singolo individuo nel suo approccio alla condivisione della propria realtà, della propria presenza, delle proprie qualità e capacità.
Nulla più si fa o si intraprende per uno scopo più alto, per un bene comune da condividere, per un futuro da realizzare onestamente insieme...
Tutto è annichilito nell'individualismo, nel lucro, nel volgare consumo o possesso fine a se stesso.
Tutto è annichilito in un vuoto, vacuo e presunto prestigio personale che nulla apporta alla concreta ed effettiva risoluzione pratica delle difficoltà, delle emergenze come delle incombenze quotidiane, delle semplici (tanto piccole, quanto grandi) contrarietà od ostacoli che s'incontrano costantemente nell'umano incedere.
E' in questo percorso fumoso ed al tempo stesso austero che si è perso il senso civico di partecipazione ed incisione in quelle scelte e disposizioni che alla fine ci riguardano (coercitivamente) tutti da vicino.
Ecco allora la necessità di far emergere un nuovo soggetto ed una nuova o meglio rinnovata filosofia d'approccio alla Res-Publica.
Eccolo all'alba del suo percorso, nel solco delle sue esperienze gravide di opportunità, negli intenti e negli auspici, nelle speranze e nella fiducia da nutrire verso il suo orizzonte:
IL COMITATO 25 OTTOBRE - NETTUNO CITTA' DEI CITTADINI
Getta le basi per le nuove fondamenta civiche e partecipative.
Il futuro è nelle nostre mani... non dimentichiamolo mai!
Elmoamf

venerdì 7 novembre 2014

Oltre all'Onore, gettiamo la Spugna!

Debbo dire che forse è una fortuna che qui si è in pochi e quindi sostanzialmente non ci legge nessuno, altrimenti sai che dolori e mal di pancia!

E’ già! Perché la farsa che continua a consumarsi, sotto gli occhi allibiti di qualcuno, esterrefatti di qualcun altro e divertiti di tutti (evidentemente), è degna del miglior spettacolo della rivista italiana del primo novecento.

La drammaticità degli eventi condita da una certa sapienza nell’arte di arrangiarsi e di trasformare i disastri in burla, i problemi in occasioni o meglio in sotterfugi, le difficoltà e le disgrazie in sonore risate da quadretto tragicomico!

Non si salva nessuno. Non si salvava prima e certamente ancor meno adesso.

Tutti attori di una stessa messa in scena.

I ladri in doppiopetto da un lato, i farabutti in jeans e maglietta dall’altro, i furbi in panni casual da un altro ancora, i rappresentanti e difensori delle istituzioni che governano , amministrano e controllano (o perlomeno si presume che lo facciano o si prodighino a farlo), i contestatori di piazza che sbraitano, urlano, inveiscono, i sostenitori dei principi democratici e gli oppositori ai principi democratici, i fautori della partecipazione dei cittadini alle responsabilità comuni e quelli che nutrono perplessità nell’effettiva valenza, capacità, efficacia ed opportunità che tali cittadini partecipino fattivamente… e via di seguito discorrendo.

Sembra che il territorio sia ormai preda non tanto del malaffare tout court ma di una pandemia demenziale che ha infettato come un virus letale ogni mente ed ogni coscienza, abile o inabile, ignorante o senziente.

Una cappa opprimente ed asfissiante, sovrastante il cielo sopra Nettuno, che preme come un enorme pistone pneumatico sulle casse toraciche dei suoi cittadini non permettendo a nessuno di respirare e ragionare lucidamente.

Si è stretti nell’urgenza di additare un colpevole, il colpevole.

E non importa se chi punta il dito è a sua volta immerso nel fango della sua ipocrita “onestà”, correttezza, equità e rettitudine, perché qui c’è solo d’accusare, c’è solo spazio per aggredire e nessun margine per ponderare, meditare e riflettere sugli scheletri nell’armadio nascosti nel privato di ogni stanza da letto.

Suvvia siamo seri, accuse ed accusatori, accusati e contro-accusatori, gettiamo la maschera dei finti indignati, dei facoceri e degli imbonitori ed imbracciamo chi la penna, chi il forcone, chi il megafono e chi il codice civile o penale.

Diamo libero sfogo a questo pattume, a questo marciume. Diamogli un significato definitivo e sostanziale: Qui il più pulito c’ha la rogna eppure schifa l’odore del vicino.

Allora siamo condannati tutti alla fogna?

Mi vien da dire: Oltre all’onore sembrerebbe inevitabile gettare definitivamente anche la spugna!




lunedì 3 novembre 2014

Bilancio Partecipativo e Bilancio Partecipato

Bilancio Partecipativo e Bilancio Partecipato
Strumenti a Confronto
Ipotesi di lavoro

Dovrebbe essere sufficientemente ovvio che si stia lavorando per migliorare "le cose" e non per approfittarsene e pertanto rischiare di peggiorarle, sostanzialmente "fregandosene" rispetto alle conseguenze delle proprie azioni.

Pertanto alla base di questo impegno e di questo studio vi è e vi deve essere una sottintesa e sostanziale responsabilità degli attori in gioco.

Ciò premesso, affrontiamo la tematica per approcci  via via più dettagliati ed approfonditi.

Agendo però e necessariamente passo passo ossia con metodologia, pazienza e tentativo di essere i più esemplificativi e semplici possibili nell'esposizione e nella diffusione dei contenuti.

Il primo passaggio, quindi, verte nella distinzione o meglio nella messa in evidenza non solo delle terminologie con le quali si indicano i mezzi da utilizzare ma anche delle metodologie attraverso le quali esse stesse si differenziano.

L'oggetto di analisi, in questo contesto, è il Bilancio: "summa" dell'attività amministrativa e gestionale (di indirizzo politico, sociale ed economico) di una comunità organizzata.

E' evidente (per alcuni ma ahimé ancora non per molti) che la fase di analisi, costruzione, elaborazione, gestazione e "parto" definitivo di un Bilancio sia la chiave di volta sulla quale poi si poggino le architravi direzionali che dovrebbero generare equilibrio e distribuzione dei pesi e contrappesi degli investimenti e delle risorse a disposizione.
Sia in meri termini contabili di entrate e di uscite: economiche, patrimoniali e finanziare.
Sia in più specifici termini di programmazione: di spesa, di costi, di ricavi e soprattutto di ricaduta civica e sociale.

Conseguenzialmente: Il tema del bilancio è un oggetto assai oscuro.

Data la natura della sua essenza ossia dato l'aspetto prettamente tecnico che esso evoca, il Bilancio può apparire come un corpo estraneo (alieno) a tutti coloro che vogliano dare un fattivo contributo alla gestione e valorizzazione delle ricchezze insite nella propria comunità.

Apriamo qui una piccola parentesi: Le ricchezze nascoste!

Cosa sono le ricchezze nascoste?

Sono tutte quelle capacità, insonni, insite nell'intelletto umano ma non sufficientemente supportate dalla veglia dello stesso intimo intelletto che le custodisce.

In altri, più semplici e diretti termini, sono quelle competenze, professionalità, conoscenze, esperienze, padronanze di argomenti e perizie di approcci e realizzazione di progetti che istintivamente tendiamo a trascurare quale valore aggiunto delle opportunità personali nel tentativo di realizzazione di lavori sociali e di gruppo spinti da quell'istintivo spirito di appartenenza nella gestione civica e comunitaria di un territorio.

Chiusa la breve parentesi... di sprone all'iniziativa ed alla partecipazione di tutte quelle realtà intellettuali dormienti... Torniamo al Bilancio!

La natura "erroneamente" aliena del Bilancio risulta essere l'oggettivo elemento di ostacolo ad una maggiore partecipazione critica e responsabile alla sua formazione.

Nell'ambito dei tentativi di sviluppo di una maggiore consapevolezza e partecipazione attiva dei soggetti individuali e collettivi delle diverse comunità caratterizzanti il territorio, si è sviluppato il concetto di Bilancio Partecipato e Bilancio Partecipativo.

All'apparenza sinonimi, queste due tipologie e metodologie d'azione distinguono, diversamente due specifici approcci nelle possibilità, eventualità e direttrici insite nelle dinamiche di realizzazione del Bilancio stesso.

Per tale motivo è necessario metterne in evidenza le sostanziali peculiarità organizzative, partecipative e realizzative, al fine di individuare tra di esse lo strumento più adatto alla particolare situazione locale e territoriale.

Ancorché non vi sia una sufficiente e storica letteratura sull'argomento (godendo in tal caso del sostegno intellettuale di "studi" sicuramente più autorevoli di queste poche righe) potremmo sufficientemente definire l'ambito d'azione d'intervento di entrambi nei seguenti modi:

Il Bilancio Partecipativo:

"Il Bilancio Partecipativo è un metodo di formazione del bilancio preventivo che richiede la partecipazione diretta dei cittadini alla redazione di specifici capitoli di spesa nei limiti di quanto appositamente stanziato dall'amministrazione pubblica"

Il Bilancio Partecipato:

"Il Bilancio Partecipato si sostanzia nella partecipazione popolare alle decisioni inerenti gli interventi pubblici e si realizza attraverso incontri con la cittadinanza finalizzati alla conoscenza del bilancio dell'Ente pubblico così come proposto e all'accoglimento, per il tramite della mediazione dei soggetti dotati di rappresentanza politico-sociale, delle istanze direttamente provenienti dai cittadini"

Ora! La capacità dell'uno o dell'altro d'incontrare le fattive esigenze di una comunità, articolata, complessa e diversificata rispetto alle proprie esistenze, provenienze ed evidenze (sociali-culturali-religiose) è assai ardua.

Per tale motivo nasce il bisogno e la necessità di individuare e quindi stabilire le priorità di una cittadinanza attiva.

Priorità che debbano tener conto della volontà di ognuno di esporsi con il proprio intelletto e le proprie capacità nell'individuazione di percorsi atti a realizzare un benessere comune il più comunemente, realisticamente e potenzialmente realizzabile

Nell'ottica di tale obiettivo nasce l'esigenza di approfondimento di determinate tematiche che siano in grado di raccogliere e coagulare intorno a loro personalità in grado di esprimerle al meglio.

Partendo da un "simile" presupposto, si esprime l'esigenza e quindi il richiamano di tutte quelle intelligenze, personalità e competenze in grado di tradurre in elementi pratici, perseguibili e conseguenzialmente realizzabili le istanze di una comunità territoriale fondata su valori di condivisione e crescita individuale (personale) e collettiva (comunitaria)!

Elmoamf

Pizzini 2.0

Un tempo dominavano i pezzettini di carta.
Era con quelli che s'impartivano ordini e si lanciavano precisi messaggi. Poi fu l'epoca dei post-it, anzi no, perché anche quelli erano pezzi di carta, solo un po' più colorati e con l'eventuale vantaggio di una patina adesiva. Ma duro poco perché nell'era del villaggio globale i pezzetti di carta non servono più o meglio non servono più a quel preciso scopo, soppiantati oramai dal più funzionale (immediato, gratuito ed onnicomprensivo) social network.
Eccolo il pizzino moderno:
lo "stato" Facebook o (per i più sofisticati ed intellettuali) il tweet laconico.
Bastano poche righe e chi deve capire si adegui altrimenti il linciaggio (mediatico fino ad un certo punto) non si fermerà e gli animi aizzati passeranno dalle parole ai fatti.
I fatti!
Quelli tristi da cronaca nera anzi cronaca sporca 2.0!
Povera Italia o poveri pizzini o poveri post-it?
No, poveri noi uomini più simili a bestie fameliche ed atroci che ad esseri senzienti e responsabili.


Inhumanity - Work in progress!
To be Continued...

sabato 11 ottobre 2014

Quelli che scrivono, quelli che parlano e quelli che annuiscono

Quelli che scrivono, quelli che parlano e quelli che annuiscono.
Spesso sono la stessa persona ma attenzione a quando non sono la stessa.
Lo affermo da interessato poiché in "ambe-tre" le figure mi riconosco.
E mi rendo conto che tali inevitabilmente rimangono pur convergendo o meglio cercando di convergere in una stessa identità e personalità.
Il problema infatti è nella conciliazione.

C'è chi aspira a tal gloria.
C'è chi appunto la ripudia.
E c'è chi fa lo "gnorri" o meglio il "paraculo".

Scrivere non è semplice ma è una grande arte perché anche nell'ignoranza, come nella sofisticazione culturale, l'ingegno dello scrivere si cela nella confidente interpretazione la quale primeggia al di là di ogni oggettività razionale o soggettività sociale.
Primeggia, infatti, la capacità di apparire altro da ciò che siamo o potremmo essere o in effetti non saremo mai.
Scrivere è quindi rischiosa finzione.

Ma scrivere è anche profonda riflessione ed emersione del proprio Io.
Quell'Io che, libero da ogni tabù, riesce ad esprimere il suo istinto ed intimo essere, senza ostacoli od occlusioni dovuti all'oppressione di una socialità per certi versi asfissiante.

Per questo il confine tra lo scrivere ed il parlare rischia di essere un ponte sospeso sul nulla, poiché le forze per sorreggere una tale congiunzione e coniugazione coinvolgerebbero uno spessore di personalità che non sempre si riesce a sostenere. Che non sempre riesce ad essere all'altezza della realtà stessa cui inevitabilmente ci si deve confrontare.

In altri termini, parlare "direttamente" ad un'interlocutore o ad una platea non è certo scrivere nella solitudine dei propri pensieri.

Il rischio, pertanto, non è solo quello di essere fraintesi ma soprattutto vilipesi, offesi, tendenzialmente portati a confondersi o apparire confusi, influenzati, spaesati.

Parlare in pubblico necessità di una solida dose di autocontrollo, disciplina e fermezza che tradiscono sovente la spontaneità ma che permettono al tempo stesso una certa concretezza che la parola scritta non contiene.

In poche parole, anche parlare in pubblico rischia di essere altrettanta finzione.

La soluzione sembrerebbe allora apparire o emergere nel silenzio.

In quel Silenzio e da quel Silenzio in cui si formano coacervi di interrogativi ed esclamativi che tutto avvolgono e nulla trattengono o esplicitano.

Nella congrega sociale moderna, la sintesi del silenzio è infatti l'alter ego dell'ammissione o negazione tout court, agevolata dal tacito assenso partecipativo magistralmente espresso nel muto consenso o dissenso.

Il gioco di parole volutamente forzato si presta bene alle dinamiche passive in cui il meccanismo del silenzio-assenso appunto la fa da padrone.
Annuire è pertanto un ruolo passivo che travalicherebbe ogni senso di partecipazione cognitiva.

Attenzione, però, perché l'annuire non sempre è espressione di inetta remissività od ingorda avidità umana... più raramente quanto fatalmente è sintomo di una personalità che sa' aspettare.

Una personalità forte come un cobra, spietata come un avvoltoio, tattica come uno scorpione.

Una personalità che attende, apparentemente sorniona, il tempo di agire e quindi colpire...

Un Colpire in Maniera Estremamente Letale!

(Elmoamf)

venerdì 10 ottobre 2014

Spezzo una lancia, affinché il linciaggio non raggiunga nessuno...

Spezzo una lancia, affinché il linciaggio non raggiunga nessuno...
Pare, si dice, sembra, si discute, qualcuno giustamente interviene e sollecità, qualcuno pesantemente sottolinea o accusa, altri legittimamente si pongono la questione... sul fatto o meno che una determinata testata pressoché on-line svolga ruolo di parte (politica) e non quello corretto d'informazione.
L'interrogarsi è lecito, il presupporre è altrettatto libero.
E ciò poiché nel solco della Costituzione: giustizia e libertà rappresentano specifici cardini del viver civile e comune.
Ma l'accusare, il diffamare o il delegittimare sono tutti soggetti a precisi (sempre si spera naturalmente) codici, leggi e normative.
Percui è d'obbligo, in ogni occasione, tener presente la gravità, relatività o preponderanza giuridica delle proprie affermazioni.
Ciò premesso, il mio intervento vuole essere il più aperto possibile, nella misura in cui ci si accinga a richiamare ognuno alla propria coscienza, non solo di divulgatore partecipe alla realtà sociale ma soprattutto d'informatore consapevole.
Non si può fare informazione senza ritenere che il proprio lavoro sia effettuato in totale spirito di servizio.
Poiché il rischio maggiore, in tali casi, è quello appunto di svolgere un ruolo clientelare:
Per se stessi;
Per il Boss di turno;
Per l'ideologia dominante cui ingenuamente ci si è sposati... mani e piedi.

Diversamente, il ruolo dell'informatore acritico dovrebbe, a mio stretto avviso, essere proprio il ruolo dell'osservatore super partes fortemente critico.
Perché?

Perché criticare senza aver paura di perdere, senza aver nulla da perdere... ribadisco nulla... è un mestiere che in pochi si possono permettere.

Ognuno di noi soffre o è soggetto alle proprie debolezze.
Ma al cospetto della propria coscienza, volenti o nolenti, si è costretti comunque a fare i conti con se stessi.
Se poi tali conti si riesce a farli pagare a qualcun altro...
E sia!
Ognuno ne risponderà probabilmente al creato.. nella speranza poi o magari che non risponda o faccia lo "gnorri".

Di fronte alla realtà, di fronte ad una tale realtà così infida e ondivaga, siamo però tutti possibili vittime del predatore di turno.
Un predatore spietato che non farà ostaggi o martiri ma solo cadaveri.

In quest'ottica, informare per servire una comunità o informare per sollevare dalle responsabilità... è cosa ben diversa.
Soprattutto quando si rischia con la seconda opzione di fare il gioco di alcuni che di quelle responsabilità si son fatti interpreti e per tal motivo sono assurti (grazie ad un evidente appoggio - popolare o di altra natura) all'attenzione o direzione o gestione di determinati interessi, spesso di natura pubblica.

Altrettanto diversa è la natura di un'accusa: se essa sia frutto di un'apprezzabile regola deontologica capace di constatare l'effettiva sostanza degli elementi alla base della sua origine o quando questa sia unicamente frutto di un malumore intimamente, vagamente o etereogeneamente ed esternamente condotto e controllato.
Sono due fattori, due elementi, ben diversi e probatori, socialmente quanto giuridicamente rilevanti.

E' per tal motivo che spezzo una lancia.
Poiché, fino a parola contraria, vi è la presunzione d'innocenza penalmente e costituzionalmente garantita.
L'etica non è materia giurisprudenziale, pertanto può per certi versi derogare ad una determinata prassi.
Ma l'etica giornalistica come quella politica e sociale, a prescindere da ogni legge o quieto vivere, dovrebbe far parte di quel corpus di virtù capaci di animare lo spirito umano.
Ogni spirito che si accinga a fare i conti, appunto, con la propria libera coscienza ossia con il proprio libero arbitrio.

Ognuno di noi è libero di raccontare favole o crude realtà o realtà edulcorate, emotivamente indotte o naturalmente sentite, a seconda delle proprie necessità, predisposizioni o ambizioni.
Al tempo stesso, ognuno di noi, presto o tardi, si trovera costretto a tirar le somme della prorpia attività umana.
In quel frangente (probabilmente ognuno giustamente confida) si avrà ogni possibilità di verificare tutte quelle criticità che ora contraddittoriamente appaiono come superficiali.
Vaghe od inopportune intromissioni esterne o sollecitazioni indesiderate.
Riconoscimenti o disconoscimenti di gradi conquistati con diritto o arroganza o sopruso o merito sul campo.

La natura della vita cela spesso la sua reale identità in quanto ogni natura è frutto più che altro di umani dubbi e perplessità.

E' per questo che "Auguro" ad ognuno un estenuante quanto sano esame di coscienza!

Elmoamf

venerdì 3 ottobre 2014

Affondiamo con parsimonia

Affondiamo con parsimonia perché non siamo in grado di essere all'altezza degli eventi.
Evidentemente!

Ed allora affondiamo con discrezione.
Senza farci notare e possibilmente senza dare fastidio.
Senza apparire od essere eccessivamente importuni nei confronti di nessuno.
Anzi, senza esserlo affatto e basta!

Per non urtare la sensibilità di chi suo malgrado si sente in diritto di sentenziare appunto contro tutto il creato. E di chi contestualmente si sente offeso semmai chiamato negativamente in causa su questioni di fondo... intempestivamente e sconvenientemente sulle stesse sollecitato.

Sarebbe certamente "bello" se ogni sentenza o affondo riuscisse a colpire senza far male ad alcuno...

Ahimé non è possibile!

Perché come ogni sentenza è frutto di un giudizio spesso intransigente o giuridicamente inappellabile, così ogni affondo è frutto di un azione spesso istintiva, istintivamente investigativa, difficilmente contrastabile... nella sua spietata incisività come nella sua imprescindibile volontà "probatoria" e "requisitoria".

Ed allora affondiamo giustamente, si fa per dire naturalmente, con parsimonia.
Perché non siamo in grado di essere all'altezza o dello spessore degli eventi.
Evidentemente!
Non siamo in grado di essere nella capacità, nella consapevolezza e nel coraggio delle proprie opinioni e presunzioni!

Presunzioni?

E' sì, perché ogni opinione è presunzione di realtà e non realtà effettiva.
Ogni opinione è ipotesi, è tesi, è antitesi è... in ultima istanza: Ipofisi!
Ossia ghiandola plenaria di numerose argomentazioni speculative e/o operative, dai sofisticatissimi intrecci umani ed ancor più esistenziali.
Sparsi o sperduti tra sindromi e complessi spesso intangibili quanto oggettivamente soffocanti.
In questioni che, inevitabilmente, coinvolgono aspetti: civili, sociali, politici, economici ed emergenziali... ossia tutte quelle inevitabili ed ulteriori realtà, identità o difficoltà in cui ci si trova spesso nella necessità (anche se non in grado o all'altezza) di assumere, desumere, interpretare o passivamente subire una palese e sostanziale iniquità rispetto a tutto ciò che intorno ad essa sia stato capace di coagularsi.

Ogni realtà, identità o difficoltà immaginabile ed inimmaginabile... puzza ineffabilmente di perversa iniquità!

E questo perché, probabilmente, il sopruso o meglio l'arroganza dello stesso è la misura delle opere buone che ogni individuo si sente in dovere di elargire, come manna o peggio ancora come grazia divina, alla connivente, colpevole e collusa, società.

Parole dure le mie.
E sì!
Perché se del senno di poi son piene le fosse (come asseriva qualcuno) del vantaggio odierno sulla connivenza delle masse ad un certo "Ce So Fa" son colmi i social network come le liste di proscrizione.

Che i debiti si paghino nell'assunzione di responsabilità!
E non nella gogna mediatica opportuna e fine a se stessa o meglio... fine al "Signorotto" di turno.

Se di affondi insistentemente vogliamo vivere... o al limite perire... che sian fatti per costruire una comunità più solida di bravi cittadini e non una solida connivenza di coesi malfattori!

Ad maiora!

Elmoamf

lunedì 29 settembre 2014

Speculazioni di tarda estate

Mi inerpico in speculazioni di tarda estate.
Di tramonto di un'epoca, nella nascente anarchia!
Peccato, però, che il sonno mi avvolga in un abbandono al riposo, sempre più necessario dopo vigorose giornate passate a batter dietro la notizia ma anche al necessario lavoro per mantenere il focolare.
Ma prima di cedere alle delizie o meglio necessarie osservazioni e pressioni premurose di Orfeo, vorrei lasciare e lanciare nell'etere altre emblematiche osservazioni.
C'è un piatto forte, forse o meno evidentemente, che si gioca in questa ridente cittadina tridentina. 
Spalmato su tre aree che più o meno, per contiguità ed interesse, tra esse confinano:
Concessioni demaniali
Edilizia urbana residenziale
Edilizia commerciale pubblica e sociale.
Su queste tre partite girano entusiasmi su cui si acclama o si cerca di acclamare, richiamare ed adunare la gente contro questo o contro quello.
Un tavolo verde sul quale probabilmente girano diverse "fiches" di rilevante spessore e cabotaggio.
Probabilmente non ce ne rendiamo conto, troppo presi e giustamente da un parcheggio, da un teatro o da un piazzale lasciati perennemente a loro stessi.
Con condimento di rifiuti tutt'intorno.
Quegli stessi rifiuti gestiti da uno smaltimento in cattivo odore imprenditoriale da più di un decennio!
Ecco, forse il nodo che arriva al pettine è tutto qui.
L'interesse quando si fa cattiva gestione viene reclamato a miglior indirizzo cercando di scartare e quindi scoraggiare ogni percorso che possa essere in grado di far giungere allo scoperto le opacità in tutto il loro spessore.
Perché nell'opaco si può continuare tranquillamente a lavorare o meglio intrallazzare.
Viviamo un epoca in cui ci vien privati continuamente di elezioni legittime a livello nazionale.
Con capi popolo assurti alla fama ed al potere, spesso e solo grazie alle favole di un Twit od a voraci e mediatiche battute estemporanee quanto accattivanti enunciazioni da Social Network, da Video Maker o Video Player.
Eppure, in questo scorcio di fine estate nulla potrebbe allarmarmi di più di nuove e libere elezioni!
In un contesto in cui un certo accanimento e fervore di popolo concupito potrebbe dare il là ad ulteriori e nefaste spartizioni.
Spero sinceramente di sbagliarmi ma l'istinto mi costringe a rimanere con le orecchie puntate e con i sensi perennemente all'erta.
E nel contempo spero di sbagliarmi...
Ciò non toglie che una nuova generazione di politici e controllori dovrà farsi forza di emergere e far emergere nella denuncia e nella dissociazione e nel contrasto e nel coraggio ogni congrega di criminali, corrotti e corruttori.

Elmoamf

sabato 20 settembre 2014

Storie d'appalti di "Mezza-Estate"

Ecco una vicenda che si gioca tutta sul campo di bocce delle sabbie mobili.
Quel campo dove tiri il boccino e quello rimane lì, fermo, immobile, statico, intoccabile, eterno ed infinito. Mentre tutti coloro che lanciano le bocce, tutt'intorno, da quell'eterno ed infinito vengono folgorati. Risucchiati e crocifissi come manguste: dal lancio, dalle stesse bocce, dalla sabbia o dal contorno di acclamanti, acclamatori, "Acclaratori".

Già gli "Acclaratori"!!!

Questa nuova casta di sentenzianti che giustamente non può non farsi pregio della propria capacita di constatare... Il torbido in cui vive.
Un torbido ed una casta di cui forse ed inevitabilmente son parte.
Quel torbido di quel mondo in cui ognuno di noi sguazza o è costretto a farlo (nel migliore dei casi) o fustigato a parteciparvi.,. nel peggiore!

E nei sottostanti gironi danteschi? C'è chi si accapiglia per tornarvi a partecipare...

Questo mondo di Ladri! Cantava disincantato il Venditti.
E non aveva tutti i torti anzi non aveva torto affatto ma ragione da vendere.
Constatandolo a posteriori ma anche ad anteriori, in via d'itinere, divenire, pontificare e profetizzare.

Ladri e burattini, attori burleschi sullo stesso palco, calcando la stessa scena come pagliacci tristi, condannati ad un sorriso appunto eterno quanto drammaticamente tragico e grottesco!

Parlo, in tal frangente, delle procedure d'accesso ed assegnazione.
Procedure d'accesso alle gare d'appalto e regole d'assegnazione delle stesse.

Chi determina le prime?!?
Chi decide sulle seconde?!?

Come (indiscutibilmente) dovrebbe evincersi ma come (altrettanto) non propriamente ed ovviamente si esplichi una gara d'appalto rimane tuttavia un mistero!

Un mistero tanto nell'evidenza delle regole quanto nell'ovvietà della discrezione seriale e collaudata.

C'è da chiedersi (propriamente) se coloro i quali siano e sono chiamati a svolgere un ruolo di servizio pubblico si sentano effettivamente e contestualmente chiamati ad un comportamento Alto e Nobile?Tale che si consumi interamente in quello stesso spirito.
Svolto in primis nei confronti di se stessi ed "omnia et universorum" nei confronti della propria comunità.

Ma non c'è verso... Là, dove l'interesse coltiva l'inganno e quest'ultimo alimenta la fantasia del falso riscatto... Allora non c'è verso.
Non c'è "Verso" che garantisca solidità ed irreprensibilità di comportamento.

Non v'è verso!
Se non il sacrificio ultimo della morte.
Santo e Sacro Martirio!

Perché la coscienza si consuma in infinitesimali punture di necessità.
Fatte di parenti ed amici e bisogni e contingenze ed opportunità e treni da prendere al volo... che la vita è breve come di norma conseguenzialmente è breve la presunta integrità!

Integrità morale, onestà intellettuale, irreprensibilità politica e sociale.

Ragazzi miei tutti... siamo in un cono di bottiglia.
Siamo nel vortice dello sciacquone.
E bisogna stare attenti... non tanto a chi premerà il bottone per la fogna (che tanto potrà essere indistintamente ognuno de'noaltri) quanto a quanto sarà forte lo gettito che sparerà la melma co' l'acqua putrida e quella sana pe' fa la pulizia, sicché nel gettito se possa salva quanto meno lo fijo che n'giorno rintuzzi tutte le crepe!

Ma quante crepe "amo" creato?

Troppe!

Ormai è giunto il tempo di tirar le somme.

Qualcuno sa' indicarmi la strada per l'Arca?
Ah sì, da quella parte... Ah no quello è il burrone... e più in là il diluvio...

Che il buon Dio abbia per noi reietti quella tanto sperata e fideistica compassione!






mercoledì 3 settembre 2014

Nettuno: tra una realtà surreale ed un apoteosi apocalittica

Nettuno: tra una realtà politica surreale ed un apoteosi cittadina apocalittica
Una comunità allo sbando che tranquillamente non dimostra di esser tale


Al grido di "siamo uomini o caporali" quanti uomini ingenui sono partiti per soddisfare gli onori e gli interessi dei caporali?
Ricordo il leitmotiv di un film di quando io ero un ragazzo: "Nessuno può chiamarmi fifone!"


E per istintiva quanto emozionale reazione a quella "infamante" accusa, fiera era l'affermazione, la rivendicazione, la convinzione che nessuno avrebbe dovuto e potuto osare tanto.
Ma, in genere, quell'accusa era figlia di atti violenti (verbali o fisici) di bulli che erano in grado (nella loro piccola scienza) solo di saper puntare un dito od una mazza, magari gli ennesimi di una vita fatta di frustrazioni o prevaricazioni.
Un dito puntato spesso da qualcuno che nella sua intollerante ed arrogante acredine riteneva di essere totalmente al sicuro ossia nella più riguardevole ed autorevole delle posizioni: quella dell'intoccabile!

Ebbene quella posizione è una posizione che non invidio affatto.

Non invidio le persone con il dito puntato.
Non invidio il bullo o l'arrogante di turno che afferma la propria necessaria verità.
Non invidio neanche colui che si erge come paladino di una verità e per ciò tanto accusa tutti gli altri di falsità.
Non invidio l'untore.
Non invidio l'imbalsamatore di teste o di corpi come l'untore o imbalsamatore di commenti o di atti fuori bilancio macchiati dalla colpa della "prebenda".

No... non li invidio!

Non li invidio perché ho imparato che in ognuno di noi alberga o meglio cova il risentimento del giustiziere.
Un giustiziere che è un po' paladino ed un po'mariuolo.
Un poco guardia ed un poco ladro.
Un poco Nico Giraldi e un po' Er Monnezza.
Un poco salvatore e troppo spesso vendicatore.

La vendetta anima il risintemento e non rende i caporali uomini ma solo servi di un istinto primordiale.
Un istinto che, equivocando, chiamiamo giusta emozione ma di cui altri "spregiudicatamente" si servono oggi chiamandola giustificata indignazione.

E per lo stesso gioco delle tre carte, l'indignazione diventa pretesa di "verità e giustizia" mentre inconsapevolmente così come serenamente e drasticamente, la pretesa diviene presunzione e poi soverchia ed infine rigetto di quella stessa "verità e giustizia" che non sposerà il nostro pregiudizio o interesse particolare.

Sul rogo non fu bruciata solo Giovanna D'Arco ma soprattutto una sperabile libertà di pensiero.
Quella libertà che non fa capo al giustizialismo ma alla filosofia intrinseca della vita.
Fa capo al sottosuolo intrinseco dell'esistenza umana.
Un'esistenza che non si riduce evidentemente nel soliloquio animato dal baracchino burattinesco dei buoni e cattivi.
Tanto meno può annichilirsi nello gnosticismo atavico hollywoodiano che definisce il tutto come l'esistere nell'eterno bianco o nero, bene o male.

La vita non è un assoluto imprescindibile, là dove l'assoluto rappresenta da un lato l'arcano e dall'altro l'onnipresente ed onnipotente "mito" che detta la sua indiscutibile legge sul destino.

La vita è ciò che ti succede mentre stai facendo altri progetti... (diceva qualcuno).

Di certo la vita non si esaurisce e mai si potrà esaurire di fronte al "signorotto" di turno.

Chi si ostina ancora a pretendere la verità di certo (personalmente ragionando) farebbe meglio a non cercarla con il dito puntato. Ergendosi a giustiziere e così sostenendo questo o quel tal'altro volgare, furbo o colto signorotto locale.
Perché troppo labile si rivelerebbe tale verità tanto da poter facilmente esser confusa o travisata o scambiata o inevitabilmente identificata (quel tanto appunto che basti) da rivelarsi come una verità di comodo, tanto per il giustiziato quanto per l'inquisitore.

Chi si ostina nella verità forse dovrebbe essere in grado di andarne oltre... e quindi prima di giudicare, "saper" o tentare di comprendere.
Prima di reagire, "saper" o cercare di ragionare.
O, nonostante la reazione istintiva, "saper" trovare il modo di discutere e pervenire ad una conciliazione.

E non perché ci si debba sottomettere al volere di un presunto padrone, all'interesse di un intrallazzatore o al guadagno di uno sciacallo speculatore.
Ma perché solo chi agisce realmente per migliorare le cose... prima di abbattersi contro il prossimo col suo dito... cerca di proporre ed individuare una soluzione.

Certo, pretendere un sacrosanto riconoscimento di "responsabilità" e poi, ove necessario, una doverosa ammissione d'incapacità o inadeguatezza... sarebbe la perfezione del sublime.

Ma siamo certi che basterebbe una pubblica gogna dei reietti per risolvere tutti i problemi che ci si trova a dover affrontare nella quotidianità? Una quotidianità fatta di difficoltà personali quanto di ostacoli, impedimenti ed intralci sociali?

I problemi si affrontano e si risolvono cercando soluzioni e non capri espiatori.

Una buca non si riempie da sola.
Una piazza non si ripiastrella sa sola.
Un teatro od una piscina non si allestiscono da soli... e neanche per bontà divina.

Che chi debba pagare per le proprie azioni... paghi!
Confidando nella giustizia.
Che se non lo sarà di questo mondo, probabilmente non mancherà o tarderà in un altro.

Ma, quantomeno, che la saggezza, l'onesta e la voglia di risolvere e ricostruire sia in grado di maturare sana nei nostri cuori.

Di roghi ne abbiamo avuti e ne abbiamo già abbastanza, sparsi in giro per il mondo, in ogni dove nel globo... ed in ogni dove sempre più a noi vicini e minacciosi.

Focolai di ribellione e di protesta o di presunta ribellione e protesta e fomentata tale.
Sospinti da forze che ancor oggi ci è difficile comprendere e catalogare... eppure tutte e tutti forieri di dolori, sacrifici e privazioni che probabilmente ora non siamo neanche in grado d'immaginare.

D'altronde un tetto sulla testa ancora ci copre ed un piatto di pasta ancora fuma di un sapore antico e lieto sulla tavola e per alcuni anche un pezzo di giardino dove coltivare una pianta di pomodoro per la salsa o l'insalata di stagione.

Sarebbe un vero peccato se dovessimo sprecare tutte le nostre energie per abbattere qualcuno di avverso considerato come l'acerrimo nemico anziché edificare qualcosa di buono considerandolo l'obiettivo più gradito.

E spero non ci si fermi di fronte a nessuna forma di criminalità, singola od organizzata e che sia privata o di stato o che sia nostrana od importata, che sia di destra o di sinistra o atlantica od oltranzista.
Poiché qualsiasi tipo di criminalità va osteggiata e combattuta e conseguenzialmente rigettata, sia nella forma che nella sostanza.
E quindi tanto e soprattutto nella più sibillina "forma" verbale quanto nella più ovvia e concreta "sostanza" fisica.

Nell'era della mediazione tecnologica, le bombe ad orologeria non si seminano più solo sulle strade od autostrade dove giudici in prima linea (di fatto indifesi) hanno dato la loro vita... o con colpi d'arma da fuoco sparati a sangue freddo su di un marciapiede urbano contro servitori fieri ed integri dello Stato...
Quello stato con la S un tempo maiuscola e sulla quale sovente sorvoliamo ma a cui fu coraggiosamente offerta da costoro la vita in nome di un riconosciuto e sperabilmente diffuso credo ed operato.

Nell'era della mediazione tecnologica le trappole nocive e letali si piazzano ormai sull'internet 2.0.

Per questo mi chiedo se la comunità dei social media sarà realmente in grado di costruire il futuro o se si renderà più facilmente e solo... "gretta" protagonista dell'efferata quanto dissennata, incosciente ed esaltata distruzione della presente civiltà!

Elmoamf

sabato 30 agosto 2014

I progetti impossibili - Sogni di Bandi Europei per il Turismo

Un lampo improvviso, come dei fari spenti ad un incrocio, inopportunamente lasciati da chi (splendido genio) ritiene illuminante rimanere al buio attraversando un pericolo, perché solo l'emergere appunto improvviso della luce può avvisarlo del rischio e della minaccia di soccombere.

Ecco... così mi è apparso questo Bando Europeo sul Turismo sostenibile.

Chiariamoci subito!
Molti di quelli che mi conoscono, sanno perfettamente come la pensi in materia di UE (UEM e Trattati Europei e che dir si voglia).
Ma qui non si tratta di disquisire sul quello che personalmente ritengo: il fallimento del progetto europeo della moneta unica e dei suoi corollari politico-sociologico-economici.

Qui si tratta di ragionare e trarre quella positiva costruttività da ogni elemento che ci possa venir messo a disposizione.

Sarà forse per questo, che ragionando sulla realtà delle cose (quella realtà in cui versa la nostra apparentemente reietta cittadina) avrò titolato il "Sogno" o meglio i "Progetti Impossibili".

Ciò nonostante ritengo utile per la divulgazione e lo stimolo... i contenuti di tale opportunità.

Non sia mai che il caso, la fortuna o il buon Dio voglia o vogliano tutti insieme illuminare, a fari spenti nella notte, le migliori menti del nostro ridente territorio!

Elmoamf

"Bando COSME: fondi europei per le PMI del turismo"

"Fino al 7 ottobre si possono presentare progetti per lo sviluppo di mete turistiche improntate alla sostenibilità e alla valorizzazione delle attività sportive e del wellness.

Nella sua più recente comunicazione sul turismo la Commissione UE ha concentrato la propria attenzione su due concetti chiave che si influenzano l’un l’altro: l’esigenza di un approccio sostenibile al turismo e la necessità di sviluppare la competitività nel mercato del turismo europeo.
Infatti, la capacità competitiva dell’industria turistica è strettamente collegata alla sua sostenibilità, considerato che la qualità delle mete turistiche dipende fortemente dal loro contesto naturale e culturale, insieme al loro grado di integrazione nella comunità locale..."

P.S.

Non posso andar oltre nella riproduzione del testo per ovvie ragioni di tutela dei diritti in materia di CR ma il link all'articolo originale è presto raggiungibile come potrete notare facilmente.

Non mi resta che augurare un grosso in bocca al lupo a tutti coloro che avranno l'ardire almeno di leggere!

‪#‎damorenonsimuore‬ - Fashion Marathon 2014 Torino 20 settembre

Raccolgo l'appello di una concittadina apparso sul gruppo #OpenNettuno che esorta ad una breve quanto profonda riflessione sulla violenza. Il concetto di violenza che in tal caso coinvolge le Donne ed il loro subire che si presume passivo di fronte ad una forza fisica che a volte sembra predominare e totalmente soverchiare.
Ma il concetto di violenza si espande oltre la mera lesione fisica, abbracciando ambiti reconditi, psicologici, che si annidano nelle alcove della memoria, menomando gli arti non solo corporei, le estremità fragili, materialmente tangibili...
Più subdolamente permea le emozioni e le azioni e reazioni emotive, le sensibilità intime della persona, che rischia a tal punto l'annichilimento, l'annullamento, da giungere a non aver più la forza per reagire.
Questo concetto di violenza ci coinvolge tutti in prima persona.
E' un concetto che fa leva appunto sulla predominanza della forza, dell'arroganza della forza che si fa padrona.
Una forza che si abbatte sovente e preminentemente su ciò che ritiene indifeso, inerme, non reattivo.
Perché è su tale aspetto che la forza bruta trae il suo vantaggio e la sua maggior potenza.
Si ciba non tanto della paura del prossimo ma del suo terrore ad affrontarlo.
Ebbene, quando al terrore paralizzante fa seguito il sacrosanto diritto di vivere ed affermare la propria volontà e dignità d'esistenza... ecco che appare il coraggio della paura.
Un coraggio che è appunto reazione, affermazione, grido di presenza e vita.
Un coraggio che va oltre la violenza, la sofferenza e la morte.
Un coraggio d'amore... in primis per se stessi!
Perché solo così si è in grado di poter dare poi coraggio ed amore agli altri.
Andando oltre la violenza e la forza bruta.
Andando oltre il coraggio stesso in nome di un valore più alto ed immenso... quel valore che è la dignità della vità...
Che è vita!

L'essenza che è in ognuno di noi e che nessuno potrà mai cancellare.

Qui l'appello:


Posso chiedere a tutti i miei concittadini un favore fuori tema? Un po per caso mi sono ritrovata nello staff organizzativo del "Fashion Marathon Torino - corri contro la violenza sulle donne!" che si svolgerà il 20 settembre prossimo appunto a Torino. Ora pensate, "e che c'entra con noi?" C'entra perché è una tematica più che mai attuale purtroppo e che più che mai ha bisogno di visibilità e sostegno! Non vi chiedo di buttarvi secchi di acqua gelata addosso e di donare soldi. L'unica cosa che vorrei chiedervi è di parlarne con i vostri figli, maschi o femmine che siano, perché dobbiamo partire proprio da loro! E poi, se ne avete voglia, per aiutarmi a dare a questa causa maggiore visibilità, fatevi una foto con il hashtag‪#‎dAmoreNONsiMuore‬ ed inviatemelo o via fb oppure all'indirizzo info@officently.com . Andate sulla pagina fb del Fashion Marathon e lasciatevi inspirare (ci sono anch'io con il mio hashtag ) Sarebbe fantastico se potessi portare a Torino il sostegno della mia città! Grazie !

venerdì 29 agosto 2014

Il Bilancio di Previsione - Slide esplicative

Attingo a piene mani da un lavoro "divulgativo" della docente Paola Contestabile, attuale dirigente amministrativo presso la provincia di L'Aquila, per illustrare la genesi e le motivazioni di fondo che devono animare un Bilancio di Previsione di un qualsiasi ente pubblico locale.
Le correlazioni tra entrate ed uscite.
I parametri giuridico-amministrativi e contabili che necessariamente devono essere rispettati.
La filosofia di fondo che da esso deve permeare.

Un bilancio di previsione è l'atto giuridico fondamentale per un comune perché è attraverso di esso che s'imposta la politica d'intervento non solo della giunta ma di tutto il consiglio rispetto alle aspirazioni che la comunità intende, attraverso i propri rappresentanti, perseguire, per migliorare la qualità della vita della comunità stessa in termini di servizi, opportunità, condivisione e crescita civica, sociale ed esistenziale.

Nelle slide (che verranno poi allegate al termine di questo breve scritto - tramite apposito link) viene messo in evidenza innanzi tutto lo scopo cui esso deve mirare e la cui motivazione ne diviene il nocciolo strategico d'applicazione.
Uno scopo che può sembrare asettico, quanto utilitaristico e meramente formale ma che in realtà è il perno di una corretto governo delle risorse al fine ultimo di poter centrare attraverso di esse gli auspicati obiettivi pianificati.
Tale scopo è senz'altro quello dell'attivazione di un efficiente ed efficace controllo di gestione.

Ma per ottenere questo è prima di tutto essenziale individuare dei principi guida ai quali il bilancio stesso non possa derogare.
Tali principi (secondo l'ordinamento contabile - art.162 T.U.E.L.) sono:
- Unità
- Annualità
- Universalità
- Integrità
- Veridicità e Attendibilità
- Pareggio Finanziario
- Pubblicità

Al di là della condivisione o meno del penultimo elemento (che per le visioni economiche attualmente dominanti risulta essere fonte di virtù diversamente da altre che lo ritengono all'opposto un pericoloso limite d'azione in grado di strozzare l'attività o le possibili attività ed interventi dell'ente) si conviene, in generale, sull'essenzialità di tali principi quali garanzia di un sano, partecipato e responsabile atteggiamento nell'amministrazione della "Res Publica".

Fatta questa doverosa premessa mi restano alcune riflessioni di carattere speculativo, su tale materia, che reputo non tanto determinanti sotto il profilo operativo, suscettibile d'imprevisti naturali e fisiologici, quanto dal lato dell'approccio emotivo (se così possiamo definirlo) degli amministratori locali e dei cittadini nella fase di realizzazione e presentazione di detto documento.

Quello che dovrebbe rappresentare l'atto politico per eccellenza, poiché capace di racchiudere in se l'essere strumento propositivo e pertanto mezzo realizzativo (ossia mezzo attraverso il quale lo scopo assume le sue forme intermedie di realizzazione e di processo, nell'analisi degli interventi, dei costi e dei ricavi riferibili sia al contesto sociale di sviluppo che all'impatto meramente e materialmente economico-finanziario) con il divenire obiettivo programmatico e di conseguenza intendimento e proponimento ancora non pienamente definito e realizzato, finisce per essere un arido e vuoto documento contabile svuotato in se di tutte quelle essenzialità che lo dovrebbero animare e costituire.

Affermo tutto ciò alla luce dei recenti avvenimenti (locali, nazionali, continentali ed internazionali) ove il labile confine tra costi e ricavi contabili è il confine stesso tra l'essere e il non essere, il dare o l'avere o meglio ancora tra il potere ed il non potere fare qualcosa che sia a favore della comunità tutta e non a danno ed a discapito di una parte contro un'altra.

Non può o meglio non dovrebbe giocarsi l'equilibrio sociale solo ed esclusivamente su di un equilibrio spesso fittiziamente economico-finanziario ma, pur essendo questo un elemento idoneo e determinante attraverso il quale analizzare una criticità o possibile tale, è altrettanto imprescindibile (a mio modesto avviso) che l'equilibrio poggi sulle azioni ed intenzioni dei soggetti chiamati a deliberare per conto della comunità che rappresentano.
In altri termini, il bilancio di previsione deve essere uno strumento che nella sua articolazione sia capace di dar vita ad un progetto ed al contempo indichi ed individui le risorse, le forze e le modalità con cui metterlo in atto per portarlo al termine.

Limitarsi o cercare di arrabattarsi con spese ed entrate, per far pareggiare i conti, adducendo scuse e lambiccandosi il cervello per individuare colpe o responsabilità altrui per la propria "inazione" od impossibilità d'incisione, non arricchisce effettivamente nessuno ne in termini di civiltà sostanziale ne in termini di più "triviale" (se mi è concessa qui la poetica accezione) materialità.

I programmi dovrebbero essere sviluppati per crescere e migliorare non esclusivamente per sopravvivere!

Il Bilancio di Previsione: Cos'è e a cosa serve
Docente: Dott.ssa Paola Contestabile
Scarica il file direttamente dal Gruppo #OpenNettuno

martedì 26 agosto 2014

Nettuno e le cicche sulla sabbia...

Sembra di intonare un vecchio ritornello degli anni sessanta.
Eppure non è un sogno melodico del distratto romantico di turno che sul quel litorale, ramingo, festeggiò la sua prima conquista, a suon di tabacco smozzicato, infantilmente fumato.
Quelle cicche son lì a ricordarci la nostra presenza o assenza, se per altri versi considerate.
Presenza di inciviltà quanto menefreghismo conclamato, assenza di virtù o irresponsabilità sul proprio operato.
Si parla anzi si ciancia tanto... contro questo e contro quello... menando la colpa prima contro le istituzioni poi contro le persone...
Additando i colpevoli del proprio malessere come se fossero pedine di un misero o miserabondo scacchiere.
Poi si getta la cicca... sul litorale... e neanche la si spegne... ci penserà infatti il vento, silenzioso ed ubbidiente.
Perché il vento soffia e soffia sempre dalla parte del più forte o del più forte ed arrogante o meglio ancora... del più forte, del più arrogante e del più minacciosamente prevaricante!
Godetevi allora le cicche sul litorale signori... che io mi godo gli inutili impropreri contro le istituzioni che (per tutti dire) sono assenti.
Ed a Noi? A quando la nostra presenza di utili ed efficaci attori in questo degrado?
Il più pulito pare abbia la rogna e di conseguenza non gli è permesso di parlare.
Allora meglio che taccia e che punti il dito contro un altro bersaglio da sacrificare.
La lapidazione di piazza è ormai un mestiere esercitato con dovizia d'interlocutori che improvvisamente si fan... non tanto savi... quanto imbonitori!
Imbonitori di giustizia a buon mercato e trafficanti di valori.
Ma i valori prima o poi tornano a galla ed allora......
Salutatemi le cicche nella speranza che il prossimo anno siano state belle che seppellite o diversamente che il tempo le abbia saggiamente fatte sparire!

...Anche se in controluce le macchie sull'anima rimangono sempre ben visibili!!!

Allora tutti attenti ad eventuali radiografie!?!

Elmoamf

Anche a Nettuno si sono tenute le giornate di “Ma il mare non vale una cicca?”, una campagna nazionale di sensibilizzazione contro l’abbandono dei mozziconi di sigarette in spiaggia: allo stabilimento Salus i volontari dell’iniziativa hanno distribuito gratuitamente portacenere tascabili e lavabili, quindi riutilizzabili, invitando i fumatori ad utilizzare il portacenere anziché abbandonare la cicca in spiaggia. La campagna è promossa dall’associazione Marevivo in collaborazione con JTI, Japan Tobacco International, con il supporto del Sindacato Italiano Balneari, il patrocinio del Ministero dell’Ambiente e il sostegno del Corpo delle Capitanerie di Porto. “Anche il mozzicone di sigaretta è un rifiuto e come tale va correttamente smaltito – spiega l’Assessore all’Ambiente Giuseppe Combi – la campagna nazionale di ‘Ma il mare non vale una cicca?’ eviterà che venga abbandonato in spiaggia un numero tale di sigarette che, se messe in fila, andrebbero a formare un ponte di 500 chilometri, lungo da Roma a Cagliari. Più volte ho ripetuto che per mantenere un ambiente pulito è necessaria la collaborazione di tutti: questo vale anche in spiaggia, dove vanno comunque adottate le normali regole della convivenza civile. Crediamo fortemente in iniziative di sensibilizzazione che coinvolgano cittadini e turisti: per questo motivo il Comune di Nettuno ha già dato la propria adesione per la campagna che si terrà nel 2015”.