Debbo dire che forse è una
fortuna che qui si è in pochi e quindi sostanzialmente non ci legge nessuno,
altrimenti sai che dolori e mal di pancia!
E’ già! Perché la farsa che
continua a consumarsi, sotto gli occhi allibiti di qualcuno, esterrefatti di qualcun
altro e divertiti di tutti (evidentemente), è degna del miglior spettacolo
della rivista italiana del primo novecento.
La drammaticità degli eventi
condita da una certa sapienza nell’arte di arrangiarsi e di trasformare i
disastri in burla, i problemi in occasioni o meglio in sotterfugi, le
difficoltà e le disgrazie in sonore risate da quadretto tragicomico!
Non si salva nessuno. Non si
salvava prima e certamente ancor meno adesso.
Tutti attori di una stessa messa
in scena.
I ladri in doppiopetto da un
lato, i farabutti in jeans e maglietta dall’altro, i furbi in panni casual da
un altro ancora, i rappresentanti e difensori delle istituzioni che governano ,
amministrano e controllano (o perlomeno si presume che lo facciano o si
prodighino a farlo), i contestatori di piazza che sbraitano, urlano, inveiscono,
i sostenitori dei principi democratici e gli oppositori ai principi
democratici, i fautori della partecipazione dei cittadini alle responsabilità
comuni e quelli che nutrono perplessità nell’effettiva valenza, capacità,
efficacia ed opportunità che tali cittadini partecipino fattivamente… e via di
seguito discorrendo.
Sembra
che il territorio sia ormai preda non tanto del malaffare tout court ma
di una pandemia demenziale che ha infettato come un virus letale ogni mente ed
ogni coscienza, abile o inabile, ignorante o senziente.
Una
cappa opprimente ed asfissiante, sovrastante il cielo sopra Nettuno, che preme
come un enorme pistone pneumatico sulle casse toraciche dei suoi cittadini non
permettendo a nessuno di respirare e ragionare lucidamente.
Si è stretti nell’urgenza di
additare un colpevole, il colpevole.
E non importa se chi punta il
dito è a sua volta immerso nel fango della sua ipocrita “onestà”, correttezza,
equità e rettitudine, perché qui c’è solo d’accusare, c’è solo spazio per
aggredire e nessun margine per ponderare, meditare e riflettere sugli scheletri
nell’armadio nascosti nel privato di ogni stanza da letto.
Suvvia siamo seri, accuse ed
accusatori, accusati e contro-accusatori, gettiamo la maschera dei finti
indignati, dei facoceri e degli imbonitori ed imbracciamo chi la penna, chi il
forcone, chi il megafono e chi il codice civile o penale.
Diamo libero sfogo a questo
pattume, a questo marciume. Diamogli un significato definitivo e sostanziale: Qui
il più pulito c’ha la rogna eppure schifa l’odore del vicino.
Allora siamo condannati tutti alla
fogna?
Mi vien da dire: Oltre all’onore sembrerebbe
inevitabile gettare definitivamente anche la spugna!
Nessun commento:
Posta un commento