Nettuno Porto e Borgo

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lunedì 21 marzo 2016

Quelle memorie storiche annacquate da una realtà desolante

Entro a gamba tesa nella contesa politica perché, in tutta onesta, ne ho le “Palle Piene”!

Le ho piene di una politica da squallido, sudicio, viscido, ciarlare.

Una politica capace unicamente di salite su di un palco… a sciorinare (urinare) fesserie, qualunquismi, idiozie, perbenismi o giustizialismi di ogni sorta e che il dir convenga.

Il tutto in perfetto stile: “Populisticom Corrett”.

E sì!

Usiamo in “abbundanziam” anche i francesismi… e per chi di Voi saprà cogliere la molteplice ironia nei “vari” strafalcioni letterali, all’uopo usati … beh, be’ o bè (ultimo ma non meno primo tra i più classici degli impostori-impositori di una realtà che concretamente non esiste)… allora avrà in omaggio personale un bel gratta e vinci ossia l’omaggio d’eccezione per gli scommettitori senza rete.

E chi sono gli scommettitori senza rete?

Una domanda che può apparire di poco conto ma che in realtà nasconde un degrado socio-culturale che non andrebbe colpevolmente sottovalutato.

Quel degrado che parte dall’avidità prettamente umana di chi più ha e più ha ingordigia ad ottenere, per passare dal chi già ha ma ha più invidia di ciò che gli altri vantano ed allora ha brama di ottenere al loro posto, per arrivare infine e miseramente a chi non ha o non ha affatto e anela solo di sopravvivere dignitosamente.

Una dignità che purtroppo non passa affatto attraverso il sano principio dell’esame di coscienza. 

Piuttosto appare e scompare attraverso il più bieco e squallido anti-valore dell’accondiscendenza.

E’ qui che si arriva allo squallore nostrano.

Uno squallore tipico di ogni società che abbia raggiunto il suo massimo spessore materialistico.

Una società basata unicamente sull’interesse personale… del tutto avulsa dal o da un senso di comunità, appartenenza, realizzazione… sociale.

La società del consumo: ora e adesso e prima dell’ora della mia morte!

Ecco! Qui torno al concetto di tradizione, che alcuni hanno inavvertitamente sparato come sintesi unica ed equipollente di "consistenza" senza soppesarne (forse) il reale significato.

La tradizione non si consuma ne tanto meno si mantiene o perpetua solo grazie al rango, alla stirpe od al sangue di coloro che, in linea retta o avversa, mantengano un legame strettamente o meramente di sangue.

La tradizione è altra cosa.

Altra cosa anche dalle pseudo, presunte, effettive, effimere o efficaci memorie.

La tradizione è un concepire la realtà che va al di là del sensibile e pertanto non è in alcun modo paragonabile con il tentativo di attribuzione ad personam di carismi che in etere, essenza e concretezza a nessuno possono effettivamente appartenere.

La memoria di una città passa sì attraverso i suoi abitanti (illustri, meno illustri o ancor meno che fossero o che siano) ma certamente non è frutto unico ed imprescindibile dei valori o meglio degli effetti inderogabili, perentori o irrevocabili di questa o quella famiglia.

Ridurre la memoria di un popolo alla stirpe è quanto di più anti-tradizionale si possa esprimere ed il far coincidere il proprio dissenso attraverso la profanazione di un presunto merito tradizionale è altresì un affronto alla devozione atavica che ogni genuina tradizione possa o sia pronta ad esprimere.

La realtà non passa attraverso la stirpe, la linea di sangue, la successione figurativamente quanto incisivamente machiavellica ma precisamente attraverso le persone.

Sono le persone che devono mostrare la capacità, l’intelletto, il coraggio di esprimere "sane" azioni, opinioni, ragionamenti ed esecuzioni… all’Altezza!

Contro un degrado esistenziale che... dalla mafiosità (che si esprime continuativamente nell’artificiosa edulcorazione di una realtà fatta esclusivamente di Pupi) dei suoi comportamenti nostrani (tristemente, puerilmente, infruttuosamente paesani) ricava tutto il suo apparente e incontrastato potere... sia in grado di distinguersi, emergere ed affermarsi come aspirante ed integra Virtù di un volere comune!



Recentemente mi sono espresso con sarcasmo sui Titoli di un incoronato candidato a sindaco. 

Vincitore di pseudo pre-elezioni democratiche.

Tanto democratiche quanto efficaci nella loro capacità effimera di trasmettere ed affermare un diritto universale oggi paradossalmente quanto virtualmente inutile nell’esprimere una sostanzialità di fatto.

In tal frangente esiziale emerge però (evidente, perentorio quanto subliminale) un "modus operandi" che dovrebbe ergersi presso la pubblica opinione in toni inconfondibilmente espliciti.

Un viatico del consenso che dovrebbe far maledettamente riflettere.

Un viatico che nella politica nazionale come in quella comunale e quindi in quella della società omni-compresa e trasmessa… si crea unicamente nel sottobosco, ove gli speculatori (tanto della cosi vantata società civile quanto della svenduta democrazia sociale e partecipativa) la fanno da padroni.

L'elettorato è solo uno specchietto per le allodole.

E' alla luce di questa desolante costatazione che ci si dovrebbe porre una domanda essenziale:

Come ed a chi sto affidando gli interessi anzi e più precisamente e sostanzialmente, il bene del viver comune?

Questa domanda ce la siamo mai posta seriamente?

O all'urna abbiamo sempre tirato il dado secondo convenienza strettamente personale e spesso coercitiva?

Ad Maiora!


Elmoamf

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