Entro a gamba tesa nella contesa
politica perché, in tutta onesta, ne ho le “Palle Piene”!
Le ho piene di una politica da
squallido, sudicio, viscido, ciarlare.
Una politica capace unicamente di
salite su di un palco… a sciorinare (urinare) fesserie, qualunquismi, idiozie,
perbenismi o giustizialismi di ogni sorta e che il dir convenga.
Il tutto in perfetto stile: “Populisticom
Corrett”.
E sì!
Usiamo in “abbundanziam”
anche i francesismi… e per chi di Voi saprà cogliere la molteplice ironia nei “vari”
strafalcioni letterali, all’uopo usati … beh, be’ o bè (ultimo ma non meno primo
tra i più classici degli impostori-impositori di una realtà che concretamente
non esiste)… allora avrà in omaggio personale un bel gratta e vinci ossia l’omaggio
d’eccezione per gli scommettitori senza rete.
E chi sono gli scommettitori
senza rete?
Una domanda che può apparire di
poco conto ma che in realtà nasconde un degrado socio-culturale che non andrebbe colpevolmente sottovalutato.
Quel degrado che parte dall’avidità prettamente umana di chi più ha e più ha ingordigia ad ottenere, per passare
dal chi già ha ma ha più invidia di ciò che gli altri vantano ed allora ha brama di
ottenere al loro posto, per arrivare infine e miseramente a chi non ha o non ha
affatto e anela solo di sopravvivere dignitosamente.
Una dignità che purtroppo non
passa affatto attraverso il sano principio dell’esame di coscienza.
Piuttosto appare e scompare attraverso il più bieco e squallido anti-valore dell’accondiscendenza.
E’ qui che si arriva allo
squallore nostrano.
Uno squallore tipico di ogni
società che abbia raggiunto il suo massimo spessore materialistico.
Una società basata unicamente
sull’interesse personale… del tutto avulsa dal o da un senso di comunità,
appartenenza, realizzazione… sociale.
La società del consumo: ora e
adesso e prima dell’ora della mia morte!
Ecco! Qui torno al concetto di
tradizione, che alcuni hanno inavvertitamente sparato come sintesi unica ed equipollente di "consistenza" senza soppesarne (forse) il reale significato.
La tradizione non si consuma ne
tanto meno si mantiene o perpetua solo grazie al rango, alla stirpe od al
sangue di coloro che, in linea retta o avversa, mantengano un legame
strettamente o meramente di sangue.
La tradizione è altra cosa.
Altra cosa anche dalle pseudo,
presunte, effettive, effimere o efficaci memorie.
La tradizione è un concepire la
realtà che va al di là del sensibile e pertanto non è in alcun modo
paragonabile con il tentativo di attribuzione ad personam di carismi che in
etere, essenza e concretezza a nessuno possono effettivamente appartenere.
La memoria di una città passa sì attraverso i suoi abitanti (illustri, meno illustri o ancor meno che fossero o che
siano) ma certamente non è frutto unico ed imprescindibile dei valori o meglio
degli effetti inderogabili, perentori o irrevocabili di questa o quella
famiglia.
Ridurre la memoria di un popolo
alla stirpe è quanto di più anti-tradizionale si possa esprimere ed il far
coincidere il proprio dissenso attraverso la profanazione di un presunto merito
tradizionale è altresì un affronto alla devozione atavica che ogni genuina
tradizione possa o sia pronta ad esprimere.
La realtà non passa attraverso la
stirpe, la linea di sangue, la successione figurativamente quanto incisivamente
machiavellica ma precisamente attraverso le persone.
Sono le persone che devono
mostrare la capacità, l’intelletto, il coraggio di esprimere "sane" azioni,
opinioni, ragionamenti ed esecuzioni… all’Altezza!
Contro un degrado esistenziale che... dalla mafiosità (che si esprime continuativamente nell’artificiosa
edulcorazione di una realtà fatta esclusivamente di Pupi) dei suoi comportamenti
nostrani (tristemente, puerilmente, infruttuosamente paesani) ricava tutto il suo apparente e incontrastato potere... sia in grado di
distinguersi, emergere ed affermarsi come aspirante ed integra Virtù di un volere comune!
Recentemente mi sono espresso con
sarcasmo sui Titoli di un incoronato candidato a sindaco.
Vincitore di pseudo pre-elezioni
democratiche.
Tanto democratiche quanto efficaci nella loro capacità effimera di trasmettere ed affermare un diritto
universale oggi paradossalmente quanto virtualmente inutile nell’esprimere una sostanzialità di fatto.
In tal frangente esiziale emerge però
(evidente, perentorio quanto subliminale) un "modus operandi" che dovrebbe ergersi presso la pubblica opinione in toni inconfondibilmente espliciti.
Un viatico del consenso che dovrebbe far maledettamente riflettere.
Un viatico che nella politica nazionale
come in quella comunale e quindi in quella della società omni-compresa e trasmessa…
si crea unicamente nel sottobosco, ove gli speculatori (tanto della cosi
vantata società civile quanto della svenduta democrazia sociale e
partecipativa) la fanno da padroni.
L'elettorato è solo uno specchietto per le
allodole.
E' alla luce di questa desolante
costatazione che ci si dovrebbe porre una domanda essenziale:
Come ed a chi sto
affidando gli interessi anzi e più precisamente e sostanzialmente, il bene del
viver comune?
Questa domanda ce la siamo mai
posta seriamente?
O all'urna abbiamo sempre tirato il dado secondo convenienza
strettamente personale e spesso coercitiva?
Ad Maiora!
Elmoamf
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