Nettuno Porto e Borgo

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mercoledì 23 marzo 2016

Perché i buoni propositi crollano... sotto il peso dei compromessi



Perché?
Perché non sono buoni? Perché non sono propositi? Perché sono fragili?
O perché ai compromessi è più facile cedere?

E perché si cede?
Per convenienza? Per avidità? Per brama di potere?
O per debolezza?

E perché si è deboli?
Per paura? Per incapacità? Per incompetenza?
O per assuefazione?

Troppe domande... alle quali per poter e voler dare una risposta tanto incompiuta quanto non definitiva si rischierebbe il consumo di una tale quantità di tempo che in tutta onestà non sarebbe il caso di prosciugare!

La presente è una questione che però e purtroppo non può rimanere totalmente in sospeso. Tenteremo allora di dargli una concretezza e donargli una parvenza di risposta (seppure parziale) capace di emergere dagli abissi del pensiero in modo e maniera sufficientemente incisiva: coerente e circoscritta nei suoi intenti, obiettivi o propositi.

E allora... Perché i buoni propositi crollano sotto il peso dei compromessi?

Perché troppo spesso tali propositi nascono e si fondano su presupposti errati!

Presupposti che danno per scontate alcune o tutte le variabili in gioco ove, al contrario,  il gioco stesso presuppone e dispone quelle stesse variabili come in necessario e continuo mutamento.

E là... anche dove si possegga la consapevolezza di tale possibile mutazione e ne si presuma conseguenzialmente la governabilità ossia la capacità come la piena padronanza nel poterle gestire, contenerle o confinarle in lidi sicuri... ecco che quelle variabili assumono un'ulteriore forma e forza e valenza. Nell'impeto di un vigore disarmante, di una fermezza disorientante, di una posizione spiazzante. Forme... esse sì... capaci di una potenza e prepotenza coercitiva, distruttive del principio stesso di azione per il quale si era stati originariamente ispirati a partecipare al gioco.

Si potrebbe addurre, allora, un peccato originale d'ingenuità in coloro che si accingono o propongono a calcare l'arena gladiatoria ma, se così fosse, si dovrebbe altrettanto presumere che ogni giocatore parta allo stesso modo ed allo stesso livello svantaggiato e che sia il gioco stesso (impersonale) a trarlo in inganno.

E' qui che dovrebbe concentrarsi pertanto l'attenzione:
Chi dispone il gioco?
Chi ne detta le regole e chi ne decide il cambiamento in corsa... rispetto alle convenienze e le opportunità sopravvenute?
Chi tira le fila degli improvvisati burattini nel teatrino degli orrori esistenziali?

Ecco su quali domande ci si dovrebbe interrogare senza star li a perder tempo in inutili diatribe paesane... che nulla tolgono, nulla aggiungono e per nulla migliorano una situazione di per se ai limiti del demenziale e ben oltre il surreale.

Auguri prossimo Sindaco e che la Forza sia con Te... tanto da restare "Intatto" contro ogni speculativo compromesso!

Elmoamf

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